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Balotelli, l’asso nella manica di Prandelli

E’ un Europeo “vecchio” che non ha proposto nuove “stelle”, ma i soliti noti, campioni già affermati sulla trentina, o vicino ai trent’anni. L’Italia ha l’asso più giovane, Mario Balotelli, 22 anni, ma il ragazzo continua ad essere prigioniero di se stesso, della sua psiche imperscrutabile, di reazioni gratuite e infantili che oscurano il suo grande talento, fisico e tecnico. Peccato. Avrebbe potuto essere la “stella” di questi Europei. Può ancora diventarlo trascinando l’Italia all’impresa finale.

Prandelli ha pazienza, ci ha scommesso sopra, chissà che alla fine non la spunti. Perché è “infelice” Balotelli? Nessuno lo sa. Sta nel gruppo, ma è come se ne stesse fuori. In campo lega poco con i compagni, non fa reparto in attacco, cerca la prodezza personale, il colpo ad effetto. Ha un tiro micidiale anche da fermo. L’asso nella manica di un’Italia che ha poca confidenza con il gol. Ha segnato in rovesciata all’Irlanda, un gol apprezzabile, uno dei pochi gol da applausi di questi Europei come il colpo di tacco dell’inglese Welbeck alla Svezia e la girata volante di Ibrahimovic alla Francia. Dopo la prodezza SuperMario non ha avuto nessun gesto di gioia, ma atteggiamenti di rabbia. Era il gol che poteva “sbloccarlo”. Lui l’ha “accompagnato” a muso duro. Hanno dovuto trattenerlo (Bonucci) perché la sua rabbia non incorresse in sanzioni arbitrali. Con chi ce l’aveva? Contro i poveri irlandesi? Contro Prandelli lo ha escluso. Contro i “buuu” del pubblico, contro le banane e i versi da scimmia dei tifosi croati nella seconda partita del girone?

Salvate il soldato Balotelli. Se si mette in riga, potrebbe portare l’Italia in finale. Pur nella complicata situazione personale, è l’attaccante azzurro che ha tirato di più (quattro volte contro la Croazia procurandosi anche il fallo per la punizione-gol di Pirlo) e quando è uscito nel match contro la Spagna (56’) gli avversari hanno poi dichiarato di essersi liberati di una “presenza ingombrante”. Perché Balotelli ha il fisico per impegnare due difensori. Se avesse anche i movimenti giusti per partecipare all’azione, proponendosi per finalizzarla, sarebbe un attaccante difficile da fermare.

Questa Italia confusa, che cambia modulo di gioco, che fa fatica a segnare, che dopo un’ora va in crisi, che non entusiasma è comunque fra le quattro squadre imbattute (con Germania, Spagna e Inghilterra) tra le otto giunte ai quarti di finale. E non è che le altre nazionali abbiano segnato una montagna di gol (60 le reti totali nelle 24 partite dei gironi di qualificazione, in 14 partite non s’è segnato più di due gol). La Spagna ha all’attivo due reti più degli azzurri ed è la squadra che ha segnato di più (sei gol). Nessuna nazionale ha mostrato una fase offensiva irresistibile. Il tiqui-taca spagnolo non ha Messi per concluderlo in rete. I cannonieri sono pochi: il tedesco Gomez già avanti con tre gol, l’inglese Rooney un gol ma una sola partita giocata, il portoghese Cristiano Ronaldo con una “doppietta” in una sola gara, lo spagnolo FernandoTorres due gol (agli irlandesi) ma prove poco convincenti e il francese Benzema è addirittura a secco.

E’ un campionato in cui tutte le squadre curano molto la fase difensiva. La Croazia ha copiato l’Italia nel match contro la Spagna, cedendo per un gol a pochi minuti dalla fine. La fase difensiva della Spagna consiste nel continuo possesso-palla. Le difese di Germania e Inghilterra sono poderose ma lente. Anche il Portogallo si difende tenendo palla. La Grecia sa fare catenaccio difendendo in nove. La difesa della Francia non appare proprio insuperabile. E, allora, se l’Italia registrerà definitivamente il reparto difensivo, ben protetto dai centrocampisti, potrebbe dire la sua nella fase ad eliminazione dove il primo comandamento è non prendere gol.

Per l’Italia c’è l’Inghilterra nei quarti (domenica a Kiev). E’ una squadra che si regge sulla “vecchia guardia”. Ashley Cole, Terry, Gerrard hanno superato la trentina. Hanno imparato a difendersi dopo la “lezione” del Chelsea nella Champions, ma non sono imbattibili. Due linee difensive a quattro formano una robusta “trincea”. Anche la nazionale inglese è accompagnata da un dichiarato scetticismo e Hodgson non è tipo che entusiasmi. L’Italia può andare avanti risolvendo al meglio l’assenza di Chiellini infortunato. Forse Prandelli riproporrà la difesa a quattro (Abate, Bonucci, Barzagli, Balzaretti) per avere De Rossi a centrocampo però definendone meglio la posizione e i compiti senza che il giochi si accentri eccessivamente su Pirlo. I due esterni di difesa possono attaccare, hanno corsa, resistenza fisica e predisposizione ai cross. A centrocampo serve un elemento più “vivo” di Thiago Motta. E’ pronto Nocerino e, a seconda delle esigenze tattiche, c’è anche Diamanti che può garantire una buona spinta offensiva e ha un buon tiro. Non si tornerà al 3-5-2 e nemmeno al 4-3-1-2 per la mancanza di un trequartista di ruolo (non lo è Motta, ma neanche Montolivo). Il 4-4-2 sembra inevitabile.

Se si superasse l’Inghilterra (possibile), sarebbe molto probabilmente la Germania l’avversario in semifinale, formazione più solida di quella inglese con giocatori di spicco, innanzi tutto Ozil, gli attaccanti Gomez e Klose, il difensore centrale Hummels, il solito Lahm, il portiere Neuer e l’eterno Schweisteiger. Però, superato lo scetticismo iniziale, ora l’Italia diventa una squadra pericolosa per chiunque. Prandelli le ha dato 7 dopo le prime tre partite, un voto generoso, di incoraggiamento. Gli azzurri hanno sfiorato la sufficienza solo per avere centrato la qualificazione che, però, è venuta con la partita più facile (ma Irlanda ostica sul campo soprattutto per le deficienze italiane).

Con le gare “dentro o fuori”, a eliminazione diretta, l’Italia esprimerà il meglio se non si vergognerà di risfoderare il vituperato “gioco all’italiana” visto che non ha quei giocolieri che Prandelli sperava di avere e che ha provato nelle qualificazioni europee però contro avversari di media statura. E allora? Allora la strada verso la finale è più che un sogno. Intanto, ci fantastichiamo su.

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