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Sentito dai pm di Napoli su Napoli-Inter, Mazzarri si avvale del teorema Buffon: “meglio due feriti che un morto”

Per l’allenatore Walter Mazzarri vale il teorema Buffon. “Meglio due feriti che un morto”. La santa torta di fine stagione. Il biscotto morbido. La spartizione indolore. I magistrati partenopei lo interrogano sul presunto accordo tra la sua squadra, il Napoli e l’Inter del 15 maggio 2011. La partita, penultima giornata della stagione, è uno scialbo e funzionale pareggio per 1 a 1.

Un risultato utile ai milanesi, terminati secondi e al gruppo di Lavezzi e Cavani, terzi in classifica e matematicamente qualificati per la Champions League. Il tecnico nega qualunque alterazione raccontando una verità più disarmante di qualsiasi combine: “Circa l’incontro Napoli-Inter dello scorso anno, ritengo che si sia trattato di una partita finita in pareggio per una legge sportiva non scritta secondo la quale se ad entrambe le squadre serve un punto, per giunta a fine campionato, difficilmente il risultato sarebbe stato diverso dal pareggio”.

L’indagine è fitta e continua su altri fronti. L’ambiente desolante. Sarebbero coinvolte molte squadre e tesserati. Anche se, scrivono i giudici, “a causa della fuga di notizie riguardante l’inchiesta di Cremona” i protagonisti delle telefonate “compulsive” si sono fatti più prudenti e la memoria dei comprimari, improvvisamente labile. Testimonianze in bilico, dice la notizia di archiviazione per undici dei tredici indagati (rimane l’ipotesi di frode sportiva a carico di Matteo Gianello e Silvio Giusti per la partita Napoli-Sampdoria) tra “una negazione dolosa” e “un non ricordo genuino”.

Troppo poco comunque. L’alterazione del risultato, ricordano i magistrati “non è stato provato per nessuna delle partite in oggetto”. E le gare analizzate (Catania-Roma, Samp-Napoli, Chievo Palermo, Napoli- Sampdoria, Napoli-Inter, Lecce- Napoli) erano tante.

Così sul campo restano “i complicati flussi di scommesse in grado di movimentare ingenti somme di denaro”, verbali (Quagliarella, De Santis, Mascara, Grava e Paolo Cannavaro) a volte rilasciati in fotocopia (dagli ultimi due calciatori, l’ipotesi che Gianello avesse proposto una manovra remunerata per condizionare Napoli-Sampdoria 4-0 del 30 gennaio 2011 per la squadra di casa, in favore degli ospiti liguri viene bollata addirittura con le medesime parole: “L’avrei ritenuta una cosa di gravità inaudita. No so perché Gianello abbia potuto dire una cosa del genere”). E tante telefonate.

NAPOLI-INTER Sulla gara tra il terzo portiere a disposizione di Mazzarri, Matteo Gianello e i suoi complici, partono messaggi fin dal cuore dello spogliatoio. Per assicurarsi la certezza delle scommesse e del pareggio in un clima “balneare”: (“Vengono i bambini, nessuno ha intenzione di fare la guerra”) e nonostante le tardive deposizioni: “Non ho mai scommesso sulla partita” dichiarerà Gianello, Giusti e l’allora terzo portiere di Mazzarri ricorrono a un linguaggio non meno pornografico degli intenti. Secondo gli inquirenti “le fighe” sono i calciatori disposti ad accontentarsi e “le chiavate” , le puntate.

Gianello: 11 non vengon tutte! Non vengono tutte 11, 9 si! Capito? Giusti: Si è! Gianello: Però penso che problemi …problemi non ci siano… Giusti: Si! Gianello: No… assolutamente anzi… Giusti: Vuoi qualcosa per te Ciccio? Ti prenoto qualcosa per te? Gianello: Si! Prenotami almeno faccio una chiavata… cazzo! Giusti: Ti prenoto la camera quella li a 5 stelle o 10 stelle… super 10 stelle

E ancora, nella conversazione tra Gianello e l’ex del Chievo Michele Cossato, accanito scommettitore, il copione non cambia.
Gianello: Ci sono 9 fighe e basta
Cossato: Come? 9 figli?
Gianello: Fighe! Fighe! Che vengono problemi non dovrebbero esserci, ok? Per l’orgia!

BRESCIA-CATANIA Medesimo schema, grazie ai frequenti contatti tra Gianello e Giuseppe Mascara detto “dentino” (negati da quest’ultimo nonostante l’imponente mole intercettatoria scrivono i magistrati) si applica a Brescia-Catania terminata 1-2 per i siciliani. Mascara avrebbe riferito che la sua squadra era pronta a perdere per 2-1 o per 3-1. Per Gianello e gli ex del Chievo Michele Cossato e Giusti, Mascara non è del tutto affidabile. La sconfitta degli etnei infatti non si verifica. Il tono delle conversazioni è tra la commedia pecoreccia all’italiana e il disarmante. I numeri 21 e 31 sono coperture per il risultato.

Gianello: Queste due belle fighe 21 e 31 sono due sorelle sono due maiale però
Cossato: Se tu le guardi bene, queste due zoccole, se tu le guardi bene, queste due zoccole, cosa fanno le trombano? Non possono non trombarle Gianello: Come fanno? Cossato: Non possono non trombarle

Nelle conversazioni tra Cossato e Gianello viene fuori il nome dell’ex tecnico del Genoa e del Chievo (allenò entrambi), il veronese Alberto Malesani. Tra un bestemmia e l’altra, Cossato chiede a Gianello un giro perlustrativo.

Cossato: quello del nostro… il nostro guru Dio can… è per me è scontato però bisogna avere qualche notizia più certa guru sai chi è il nostro guru quello che ci ha fatto diventare giocatori chi è? Gianello: si, si, si Cossato: dio c. Albertone … (Male-sani, ndr) Gianello: e lo so… Cossato: (dialetto) per me è scontato però direi io sto lavorando, però, sai una notizia in più una notizia in meno fa sempre… Gianello: Io domani ci riparlo perché…, perché… dei giocatori è diversa
Antonio Massari e Malcolm Pagani (tratto da Il Fatto quotidiano)

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