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Ma come, non lo sai che vince il Napoli? In cambio diamo Cavani alla Juve

Sono arrivato all’Olimpico con scandaloso anticipo, voglio godermi lo stadio, il pubblico, la partita dei bambini, l’attesa infinita, come quando entravo al San Paolo all’apertura dei cancelli e il prima, come nell’amore, era quasi più bello del mentre.Sono tantissimi anche gli juventini, per la miseria, già tutti ai loro posti. Sorrido all’idea di quello che ho letto poco prima di scendere di casa, in qualche meandro di Internet. Il Napoli vincerà la Coppa Italia, poi Cavani andrà alla Juve in cambio di Matri e soldi. Mi tornano in mente le frasi di Cavani sul suo futuro, quel viaggio in macchina da Torino a Milano di Dela e Andrea Agnelli dopo Juve-Napoli, l’atteggiamento un po’ snob dei bianconeri sulla finale, mi incupisco.

Leggende metropolitane, idiozie che si autoalimentano in rete, il regno del possibile, dell’incontrollabile, ne deduco. La tribuna stampa è deserta, io sono in piccionaia, a ridosso degli juventini, meglio fare un giro, arriva Admin, si va al bar per un cazzeggio con i colleghi napoletani che incontro a Roma un paio di volte l’anno, ne saluto uno che stimo molto, che leggo perfino, si parla della partita e lui per una volta si lancia in un pronostico: “Vince il Napoli, si sa”. “Come si sa?. “Dai su, Cavani…”. “Cioè?”. “Poi va alla Juve…”. “Scherzi?”. “Sì, scherzo, ovvio, non lo scrivere sul Napolista eh…”. Meno male, scherzava. Mi rilasso, caffè, torno su, mi godo lo spettacolo, chiacchiero con un altro collega, anche lui di stanza a Roma, gli racconto la favoletta di Cavani, mi sorride: “Ah, lo sai anche tu”. In che senso, scusa? “Niente, un mio amico che fa il ristoratore a Roma mi ha raccontato…”. E giù un aneddoto sul procuratore di Cavani che sarebbe stato visto in un noto locale romano con un tale, nel giorno in cui doveva essere altrove, a parlare di una certa trattativa.

Fantasie, ci diciamo. Ma poi te l’immagini Quagliarella e Borriello che non si impegnano abbastanza contro il Napoli per fare posto a Cavani l’anno prossimo? Ridiamo dei nostri stupidi inciuci. Si gioca, si vince, c’è la festa, sul maxischermo compare l’immagine di Andrea Agnelli che si congratula con Aurelio, torno a casa felice, resto disteso sul letto fissando il vuoto e sorrido con una smorfia di dolore, come De Niro nell’ultima scena di C’era una volta in America. Mi appare De Laurentiis che col sorrisone mi annuncia che di fronte a una “pazza” offerta per Cavani, lui lo cederebbe.

Mi sveglio di botto. Meno male. Mancano due ore alla finale, devo sbrigarmi, lo stadio mi attende, la pasta al forno con cui la domenica ammazzo la dieta della settimana precedente mi aveva fatto scivolare in uno stato di delirio gastro-mistico. Vado. Improvvisamente, la pioggia, io sono in scooter, senza impermeabile, confuso e bagnato. Prevedere il futuro non è per me. Almeno spero.

Luca Maurelli

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