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Finale Coppa Italia, l’Atac vuole i soldi dalla prefettura altrimenti niente autobus per i tifosi

Mai era successa una cosa così. Mai un evento sportivo della caratura di una finale di Coppa Italia di calcio rischia di saltare per uno scontro all’ultima virgola tra un alto poliziotto della Repubblica e il manager di una grande azienda pubblica. Eppure è quel che è accaduto tra il questore di Roma, Francesco Tagliente, e l’ad di Atac Carlo Tosti. E tutto per una questione di soldi. Oggetto del contendere: le navette che il piano sicurezza predisposto da San Vitale intende utilizzare per trasferire i tifosi napoletani e juventini, in trasferta nella capitale per la partita del 20 maggio, dalle aree di sosta autorizzate allo Stadio Olimpico.

È fine aprile quando Tagliente prende carta e penna e scrive all’azienda cittadina dei trasporti per chiedere di mettere a disposizione un numero di bus navetta sufficiente a garantire il servizio di ordine pubblico programmato per il giorno della finale. La risposta dell’ingegner Tosti non si fa attendere neppure 48 ore: “Egregio signor Questore, come Ella sa la nostra società sta collaborando per definire, secondo le indicazioni delle Istituzioni, il dispositivo di trasporto per fronteggiare la prevista forte affluenza di tifosi in occasione della Finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus. Si tratterà di uno straordinario impegno di uomini e mezzi Atac, stimabile, secondo le indicazioni sin qui disponibili, in un numero di navette straordinarie tra le 100 e le 150 unità. Il costo di questo servizio ci deve essere ristorato: la nostra società non è

in condizione di poterlo erogare senza corrispettivo. Quando saranno disponibili informazioni di maggior dettaglio sul modello di servizio che ci sarà richiesto, saremo nella condizione di poter dettagliare meglio i costi di questa operazione. Restiamo intanto in attesa di sapere quale sarà il soggetto a cui carico porremo i costi di questa operazione, alla quale collaboriamo con piena disponibilità e con totale energia”.

Una lettera di una durezza inaudita. Ma che dice due cose molto chiare: con la crisi finanziaria e di liquidità che sta attraversando, l’Atac non può permettersi di fornire allo Stato un servizio gratuito; perciò, o qualcuno paga, foss’anche la Lega Calcio oppure i club che si sfideranno in campo, oppure il questore farà bene a rivolgersi altrove per reperire le sue navette.

Non era mai successo. Sempre le aziende di Roma, ovviamente su pressione della politica, si sono messe a disposizione. Ma stavolta no. L’aria è cambiata. Una svolta che ha spiazzato Tagliente. Il quale non l’ha presa bene. E il 4 maggio, per tutta risposta, ha indirizzato poche righe di fuoco al “Signore prefetto di Roma”, inviandole per conoscenza anche al ministero dell’Interno, al vicecapo di gabinetto del sindaco Giammario Nardi e alla Lega nazionale professionisti serie A.

Scrive il questore: “Con la nota unita in copia, l’Atac spa, in vista dell’evento calcistico in oggetto indicato, ha rappresentato l’indisponibilità di uomini e mezzi per il trasporto dei tifosi in assenza di un corrispettivo in grado di ristorare i costi del servizio. Ciò premesso si prega di voler esaminare la questione in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, significando che, in assenza di mezzi di trasporto, come pianificato nel corso di ripetuti ‘Tavoli tecnicì tenuti alla presenza anche di rappresentanti dell’Atac e dell’amministrazione comunale, non sussistono le condizioni per far disputare l’evento sportivo allo stadio Olimpico in sicurezza”. In sostanza: o arrivano le navette o la finale di Coppa Italia a Roma rischia di saltare. E tutto per una questione di soldi. (tratto da repubblica, edizione Roma)


Giovanna Vitale

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