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Caro Pocho fai bene, ma è meglio Parigi che Milano

Ciao Pocho,
volevo scriverti qualcosa a riguardo di una cosa che e’ successa ieri  allo stadio. Qualora non te ne fossi accorto, Mazzarri ad esempio pare  che no, non se ne fosse accorto, ieri ti hanno fischiato, anche  sonoramente. Ieri notte sono andato a ravanare nei forum per capire il  perche’. Pare che tu abbia deciso di lasciare il Napoli per andare a  Milano o a Parigi, e questo pare non garbi a una parte della curva.  La vulgata e’ poiche’ “t’amm fatt omm”, cioe’ ti abbiamo cresciuto e  fatto diventare un campione, non ci puoi lasciare, non e’ una cosa da farsi.
Allora io da emigrante ti dico: e’ una cazzata pazzesca.
E’ come se uno debba restare attaccato alle gonnelle della mamma vita  natural durante, visto che e’ lei che ci ha messo al mondo, ci ha  cresciuti e per cio’ che concerne specificatamente i bambini napoletani, ci ha pure pasciuti.
Caro Pocho, fattelo dire: fai bene. A un certo punto della vita ci si  scoccia, si vuole guadagnare di piu’, si vuole crescere, avere nuove prospettive.
Guarda, sinceramente ti capisco. Io che odio la folla, e i centri  commerciali mi fanno sentire male capisco la tua sacrosanta voglia di  uscire la sera senza essere assaltato da una torma di tamrri che ti  vogliono toccare, baciare, fotografare neanche fossi Padre Pio.  Certo se mi permetti di darti un consiglio meglio Parigi che Milano.  Milano come citta’ fa un po schifo, fattelo dire da uno che ci vive  nei dintorni da 10 e passa anni. Assolutamente meglio una casa con vista sugli Champ Elisee che sull’Idroscalo.
E anche la vita notturna mi da’ l’idea che sia un po meglio sotto la  tour Eiffel che sotto il Pirellone, un grattacielo che gia’ nel nome  ricorda i camionisti piu’ che la high society. Comunque sono gusti tuoi.
Vedi Pocho io comunque a quei fischi ci sono rimasto male.  Fattelo dire da uno che un anno e mezzo fa gia’ scriveva che dei tre tenori tu eri il piu’ sacrificabile: quei fischi non mi sono piaciuti.
Per niente.
Ci hai dato tanto, ci hai fatto divertire in questi anni, anche esaltare,e qualche volta anche disperare.  Pero’ questa citta’ e’ fatta cosi’. Ha bisogno di un re per poi  buttarlo giu’. Non ama i mezzi termini. Del resto Napoli o la ami di un amore impossibile, o la odi. Tertium non datur.
In campo strettamente calcistico e’ gia’ successo con DeLaurentis, poi  con Mazzarri e adesso con te. E tutte e tre le volte c’e’ stata una  profonda ingiustizia, per quello che tu e gli altri avete dato, anzi state dando al Napoli.
Figurati che nella furia fischiatoria s’e’ perso anche il saluto a  Grava, un onesto soldatino che s’e’ fatto dalla C alla Champions, in  silenzio, lavorando sodo, e che per un attimo avrebbe meritato le luci  della ribalta, lui che un anno fa era Gravatar e adesso uno qualunque.  (A proposito grazie Gianluca, non sei stato un campione ma la maglia  te la sei sempre sudata e per me va bene cosi’. Grazie, grazie di cuore)
Ora io non so se te ne andrai veramente, se DeLaurentis abbia la forza o la voglia di farti cambiare idea.
Pero’ voglio dirti una cosa. Io credo nel cerchio, nell’eterno ritorno, negli estremi che si toccano.
Arrivasti tra i fischi 5 anni fa, con la gente che gridava “meritiamo di piu'” in faccia a te e Hamsik. E poi esordisti a Pisa. In Coppa Italia. Perdevamo 1 a 0 e tu segnasti l’unica tripletta della tua avventura italiana. Vincemmo 3 a 1.
Ora pare che te ne andrai come sei arrivato, tra i fischi rabbiosi di  chi ti vuole solo per te come una madre gelosa e asfissiante.  E pare che l’ultima partita con i colori azzurri sara’ la finale di  Coppa Italia.
Ecco, per i corsi e i ricorsi storici, ci devi salutare con una tripletta.  E lo devi fare non per quelli che gridano DeLa pappone, Mazzarri buffone e Lavezzi traditore e altre amenità’ ancora peggiori.
Lo devi fare per quelli che vedono il calcio ancora come un gioco, che  si esaltano dietro una maglietta azzurra e che magari applaudono al  gran gesto tecnico dell’avversario, e sanno riconescere il lui le doti che ci mancano. Tecniche e di carattere.
E lo devi fare per quelli come mio figlio – che per inciso tifa  sciaguratamente Milan- che ieri ha giocato la finale di un torneo  pulcini, di quelli che si fanno a fine anno, per autofinanziare le  societa’ amatoriali, e che ha pure segnato il goal del 2 a 1 e ha  riaperto una partita che la sua squadra stava perdendo per 2 a 0 e ci  ha donato 10 minuti di palpitazioni, neanche fossi tu a vestire quella  maglietta su un campetto di periferia. E io che non so se mi esalto  per lui come per te o viceversa, e non so quale delle due sia la cosa piu’ bella.
E, ti dicevo, lo devi fare per quelli come lui, che a fine gara,  felice come non mai, consolava i compagni sconfitti, dicendo perché  piangi, guarda che siamo arrivati secondi, e’ una cosa bellissima.  Ecco per tutti quelli come me e come lui caro Pocho ci devi salutare con una tripletta, senno’ non vale.
di Eugenio Angelillo

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