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E’ morto Antonio Ghirelli, grande del giornalismo

Era un ragazzo del 1922 con la grinta maturata negli anni difficili, la guerra e il dopoguerra, “l’Italia mai stata così bella come nel periodo intercorso tra il 1943 e la fine del 1956” come egli stesso ricordava, “un periodo straordinario di grandi dolori e nutrito di grandi speranze”, e l’irresistibile attrazione per la “carta stampata”, il virus sottile del giornalismo che lo prese a tredici anni redigendo per suo conto “una specie di quotidiano prima sportivo e poi politico” e componendolo su un quaderno scolastico.

Antonio Ghirelli giornalista era nato così, nel 1935, con quel primo “giornale” del tutto personale sul quaderno di scuola. E, poi, quelle erano le occasioni dell’epoca per un debutto in piena regola, il primo, un regolare articolo pubblicato in prima pagina sul “IX Maggio”, il giornale della gioventù universitaria fascista che aveva sede a Largo Ferrandina nel cuore della Napoli-bene, tra Via dei Mille e Piazza dei Martiri, un obbrobrio di retorica aderente ai tempi. Era il 1939 e la pubblicazione colpì la sua vanità “in misura non facilmente immaginabile da chi non conosca la licenziosa passione del giornalismo”. La vanità di affermare la propria esistenza conquistando una popolarità per giunta pagata, scrivendo su un giornale. Prima di nobili ideali, ambizioni grandiose e alti propositi professionali, è la molla che spinge a “fare il giornalista”.

Quale sia stato, in seguito, il percorso prodigioso di Antonio Ghirelli nel giornalismo italiano è noto a tutti. Il 10 maggio, il ragazzo del ’22 avrebbe compiuto novant’anni. Addio, maestro, gli diciamo. E’ stato un grande napoletano, un napoletano di via Chiaia e dintorni, cresciuto, da borghese povero negli anni della guerra, in una Napoli di bombe ed espedienti, studente al liceo Umberto, vedendo la squadra del Napoli per la prima volta contro il Bologna all’Ascarelli, suggestionato dalle pellicole americane al Cinema Corona che era all’angolo di via Nisco, spettatore incantato al Teatro Nuovo con i De Filippo sulla scena, e Totò, e Nino Taranto, lo swing di Bing Crosby e Frank Sinatra per innamorarsi di una biondina dell’istituto tecnico “Mario Pagano, imparando a “far soldi” vendendo libri usati, la radio “Magnadyne” da ascoltare in casa di parenti più agiati.

Crescendo, non ebbe le raccomandazioni giuste per entrare nei giornali napoletani mentre, fattosi giovanotto, trovava lavori insoddisfacenti, ma necessari. Finché dopo le peripezie della guerra, e quella giornata indimenticabile dell’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio, che lo colse sulla linea del fuoco sui monti tra Cava e Castellammare di Stabia, gli Alleati da una parte e i tedeschi dall’altra, cavandosela e raggiungendo Napoli, ecco l’occasione che gli aprì la carriera giornalistica. L’approdo l’8 maggio 1944 a Radio Napoli, che aveva sede a Pizzofalcone, con Giuseppe Patroni Griffi, Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Luigi Compagnone, Maurizio Barendson, una compagnia di futuri assi del giornalismo, del teatro, del cinema, della letteratura, reclutati dagli americani con un corso rapido di giornalismo. Era la radio dei liberatori. E a Radio Napoli, quando l’emittente si trasferì al Rettifilo, nel palazzo della Singer, Antonio Ghirelli incontrò la donna della sua vita, Barbara, annunciatrice e protagonista di una rubrica radiofonica del mattino, che gli apparve “tutta vestita di bianco, snella, slanciata, sorridente”. Amore a prima vista e moglie ideale, paziente, intelligente, vivace, colta, che l’ha seguito per 65 anni nei continui spostamenti professionali, cambiando case e giornali, un amore da romanzo.

Il prossimo 10 maggio, il suo giorno mancato nel gong dei 90 anni, lo trascorrerò leggendo e rileggendo i suoi tre libri che mi sono più cari, “Napoli sbagliata”, “Una bella storia” e “Una moglie incantevole”, nei quali Ghirelli si è raccontato a cuore aperto. Delicato e struggente il rapporto con sua madre. Serrato e affascinante il racconto della città ai suoi tempi di ragazzo, e poi la guerra, e poi il mestiere di giornalista, e la vita politica, le battaglie e le delusioni, però ricominciando sempre daccapo con un entusiasmo irrinunciabile.

Andando via da Napoli, lavorando a Bologna, Milano, Torino, sistemandosi stabilmente a Roma, Antonio Ghirelli, giornalista e direttore di giornali, scrittore e arguto commentatore, conversatore amabile e ironico, direttore del Tg2 lanciando a Roma Dietlinde Gruber detta Lilli dopo averla scovata nella redazione Rai di Bolzano, è stato il maestro attento e affettuoso di tutti noi che a Napoli ci siamo tuffati in questo stesso mestiere di passione e vanità. Ghirelli ci seguiva. Nulla gli sfuggiva. E’ stato il direttore lontano e vicino che valutava, apprezzava, commentava il nostro lavoro, sempre pronto con una telefonata, una nota scritta, un incontro a incoraggiarci, fare un rilievo, segnalare un fatto, ricordarne un altro parlando sempre di Napoli. La sua attenzione era un conforto, uno sprone a far meglio, a non deludere prima lui dei lettori.

Ghirelli è stato una guida, un costante punto di riferimento. Il suo carisma mi ha sempre impedito di dargli del tu, pur avvicinandomi ai suoi anni. “Vuje site ancora ‘nu giuvinotto” lui diceva. Nelle nostre conversazioni, nei nostri incontri, decisi di usare un “voi” borbonico, deferente e affettuoso. Direttore carissimo, oggi mi mancate molto. Mi mancherete sempre.

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LA CARRIERA

Il giornalismo lo attrasse da bambino. Cominciò scrivendo sul “IX Maggio”, un giornale studentesco universitario di Napoli. Iscritto al Partito comunista italiano dal 1942. Partecipò alla Resistenza italiana e diresse “Radio Bologna Libera”, un’emittente che dipendeva dalla Quinta Armata Usa dopo avere lavorato a “Radio Napoli”, il suo esordio professionale.

Ha collaborato a Milano con “l’Unità” e “Milano Sera”. Insieme alla moglie, per un breve periodo ha fatto anche il traduttore per “Topolino”. Incaricato dal direttore di “Paese Sera” di curarne le pagine sportive e di collaborare anche per la terza pagina.

A seguito della rivoluzione ungherese del 1956 lasciò il Pci per aderire al Partito socialista. Interruppe la collaborazione con “Paese Sera” e diventò impaginatore dell’edizione romana de “La Gazzetta dello Sport”. Venne quindi chiamato a dirigere il quotidiano torinese “Tuttosport”.

Ha collaborato con varie testate (“Sud”, “Nord e Sud”, “Il Politecnico”) ed è stato capo redattore di “Repubblica d’Italia”. Collaboratore di molti giornali: l’”Avanti!”, il “Corriere della Sera” e “Il Mondo”. E’ stato direttore de “Il Globo”. Dal 1966 al 1977 ha diretto il “Corriere dello Sport”.

Nel 1978, dopo l’elezione di Sandro Pertini alla presidenza della Repubblica, divenne capo ufficio stampa del Quirinale. Si dimise nel 1980 per le polemiche generate dalla diffusione di un comunicato stampa in merito alla richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno Francesco Cossiga che Pertini avrebbe auspicato in seguito alle voci di favoreggiamento a beneficio del terrorista di Prima Linea Marco Donat Cattin, figlio del parlamentare democristiano Carlo. In seguito, Ghirelli dichiarò di aver offerto le proprie dimissioni in accordo con Pertini per tutelare un suo giovane collaboratore che aveva scritto il comunicato in sua vece.

Durante i due governi Craxi (1983-1986) è stato capo ufficio stampa della presidenza del Consiglio dei ministri.

Nel 1986 fu nominato direttore del Tg2. Dal 1988 al 1989 ha diretto l’”Avanti!”.

Oggi, editorialista del “Corriere dello Sport” e del “Corriere del Mezzogiorno”.

Secondo inquadrato

I LIBRI

Storia del calcio in Italia (Einaudi 1954).

Storia di Napoli (Einaudi 1973).

Napoli italiana. Storia della città dopo il 1860 (Einaudi 1977).

Effetto Craxi. Profilo di un nuovo leader (Rusconi 1981).

Napoli sbagliata. Storia della città tra le due guerre (Edizioni del Delfino).

L’eccidio di Fantina (Sellerio 1986).

E intanto tu crescevi (Rusconi 1987).

I fantasmi del Lirico (Rusconi 1989).

Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978 (Franco Angeli 1991).

Un’altra Napoli (Marsilio Editori 1993).

Cent’anni insieme (rai-Eri 1993).

Tre volte campioni del mondo. Tutte le partite degli azzurri dal 1934 al 1990 nel racconto dei più grandi giornalisti (Marsilio Editori 1994).

Donna Matilde. La Serao “a signora” di Napoli, la prima donna che diresse un quotidiano (Marsilio Editori 1995).

Napoli dalla guerra a Bassolino (Edizioni Giuridiche Simone 1998).

Una bella storia. Italia 1943-1956 (Avagliano Editori 2001).

Tiranni. Da Hitler a Pol Pot: gli uomini che hanno insanguinato il Novecento (Mondadori 2002).

Un secolo di risate – Con Eduardo, Totò e gli altri (Avagliano 2004).

Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica (Mondadori 2004).

Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana (Mondadori 2008).

Una moglie incantevole (Tullio Pironti Editore 2010).

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