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Mourinho conquistò il triplete? E allora io non voglio scegliere, punto al doppiete (lo so che non si dice così)

La prendo un po’ alla larga. E torno per un attimo allo Stamford Bridge, a quella serata in cui il Napoli si rivelò ancora inadeguato a stare tra le prime otto d’Europa. Non c’è nulla di male, per carità. Però è un fatto. E in quell’occasione il professor Trombetti mi tirò le orecchie per un mio articolo troppo lieve. Non dico che mi accodai al coro “grazie lo stesso”, però fui tenero. Probabilmente perché, in cuor mio, non ho mai creduto alla qualificazione, sapevo che sarebbe finita così. E vidi davanti ai miei occhi un film che avevo immaginato mille volte nei giorni precedenti.

Ma aveva ragione il professore. Così come aveva ragione Claudio Botti. È stata una grande occasione sprecata e l’unico ad arrabbiarsi davvero fu Aurelio De Laurentiis.
Ecco, la serata di Londra mi è tornata in mente mentre affrontavo il dilemma: terzo posto o Coppa Italia? La possibilità di rigiocare la Champions o alzare il primo trofeo dell’era De Laurentiis? D’istinto avrei detto terzo posto. Non me ne voglia il professor Trombetti, ma in Italia la Coppa nazionale è una coppetta. Non è come in Inghilterra, in Spagna, e di certo non mi toglie l’eventuale amaro in bocca di una Champions sfumata. Poi ci ripenso e dico: vabbè, però è una finale, a Roma. Ci dà il diritto di andare a Pechino e poi chissà l’anno prossimo ci dedichiamo al campionato.

Improvvisamente, mi è venuta l’illuminazione: ma perché devo accontentarmi? Perché devo scegliere in partenza? Perché devo cominciare a piangere emulando il mio allenatore? No, io voglio tutto: terzo posto e Coppa Italia. Perché sono il Napoli. Perché bisogna cominciare a ragionare da grande squadra, altrimenti non lo diventeremo mai. Mourinho, con la sua Inter, conquistò il triplete? Ecco, io più modestamente punto al doppiete (in realtà doblete, o double, ma doppiete mi piace di più): terzo posto e Coppa Italia. E poi voglio vincere a Pechino. E poi puntare a giocare una grande Champions senza trascurare il campionato.
Massimiliano Gallo

p.s. Non ho citato la Juventus. Mi perdonerà Trapani, ma lui è molto più anziano di me. Per quelli della mia generazione, è la squadra che abbiamo sconfitto più volte. I complessi di inferiorità li ho superati un mercoledì sera in una partita durata 119 minuti.

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