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Che tristezza quello striscione in curva A che sancisce un loro diritto ad accaparrarsi i biglietti di Champions

“Nelle partite infrasettimanali è come se avessi mezza giornata in meno per fare tutto. Nel primo pomeriggio la città si ferma, già tutta proiettata alla serata al San Paolo. Ti prende l’ansia nello stomaco, perché c’è solo da correre allo stadio: i crampi iniziano a placarsi solo lungo il tragitto, lasciando posto all’adrenalina che precede la battaglia. Ti ricordi che non hai neppure pranzato, ma a riempirti lo stomaco ci pensa il Napoli con sei gol. Quanto urliamo sullo straordinario gol di Hamsik, sul colpo di testa di Cannavaro, sul rigore del Pocho e sui gioielli di Gargano e Maggio. È una festa. Fino a quando la curva A non srotola quello striscione. Poche parole in cui reclamano il loro diritto superiore ad accaparrarsi un biglietto per la sfida di Champions perché erano presenti in tutti gli stadi di serie C e B. Come se chi ha seguito da casa il Napoli negli anni bui fosse un tifoso di serie B. Che peccato. Fino a questo momento mi ero sentita parte di un tutto, un unico mondo azzurro e bellissimo. Del calcio mi è sempre piaciuta la democrazia, l’afflato superiore, la forza. Ecco, la forza dello striscione che ho appena visto è delle peggiori: mi arriva dritta allo stomaco come un pugno fortissimo. È passata l’ansia. Nonostante i sei gol sento dentro solo una profonda tristezza”. Ilaria Puglia Fonte: Il Mattino

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