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Villas Boas, 34 anni sono sufficienti per gestire una gabbia di leoni?

Il ricambio generazionale operato da Villas Boas si sta rivelando più difficile del previsto. I risultati non arrivano, il gioco stenta a decollare e gli sguardi in classifica sono rivolti più verso il basso che verso l’alto. Come sono lontani i tempi vincenti di Mourinho, Grant, Hiddink e Ancelotti. Chiaro questo Chelsea non è da sottovalutare, ma nemmeno da affrontare con timore reverenziale per gli uomini di Mazzarri. Che i Blues stiano attraversando una fase di transizione? Dalle parti di Stamford Bridge sono abituati fin troppo bene e quindi appare una domanda improbabile da porre ad Abramovich. Certo dopo i 15 milioni spesi per liberare lo “Special Two” dal Porto ci si aspettava qualcosa di meglio. Ma si sa, Londra è una città particolare. Non è Oporto dove poter sviluppare la propria idea di gioco. Non è Oporto dove i giocatori ti amano e ti seguono. Non basta essere l’erede designato dalla stampa dello “special one”, quando non si ha il carisma e la capacità di leggere il cuore e la mente dei propri atleti.

Ed è proprio in questo che i 34 anni del tecnico lusitano si stanno facendo sentire. In negativo. Non basta vincere tutto il possibile con il Porto. I blues di Londra sono uno spogliatoio pieno zeppo di prime donne. Gente come Terry, Lampard, Drogba, non la conquisti solo con l’Idea (con la I maiuscola) di gioco. Bensì con gli atteggiamenti. Forse si può spiegare così il numero inatteso di sconfitte patite negli ultimi mesi dai londinesi. L’incapacità del mister lusitano di saper leggere le situazioni è lampante, ma non tutte le colpe sono riconducibili a lui. Lo scarso rendimento di Fernando Torres e il declino repentino di Lampard aprono scenari di riflessione interessanti. Nel primo caso si parla di un attaccante costato 70 milioni di euro, e autore finora di soli 3 gol. Un rapporto costo/marcature apocalittico. Un involuzione che ha dell’inspiegabile. Così come è inspiegabile che sia Ancelotti, che Villas Boas, non lo possano lasciare fuori dall’undici titolare, per una legge non scritta. Situazione simile anche per l’ex pupillo di don Josè da Setubal. Mai amato dalle folle, e nemmeno a livello di selezione Nazionale, il 33enne Frank sembra aver sparato tutte le sue cartucce. I passaggi che prima giungevano a compimento, ora sono errati, gli inserimenti in zona gol sempre più rari e meno puntuali. Per carità, il numero 8 blu rimane sempre il vice cannoniere della squadra con 8 segnature in questa prima parte della stagione, ma sono numeri ingannevoli. La squadra gira molto meglio con l’ex reds Meireles al suo posto.

Altro fronte caldo: John Terry, pure lui avviato al viale del tramonto, anche per colpe non sue. Né Ivanovic, né David Luiz, appaiono partner affidabili. In particolare quest’ultimo pare soffrire della sindrome del primo Lucio maglia bavarese. Avvezzo alle incursioni palla al piede, che si concludono regolarmente con palla regalata agli avversari per succosi contropiedi in cui JT si ritrova in balia degli eventi. E dire che il brasiliano possiede doti tecniche eccellenti e una velocità invidiabile, non supportate da un senso di gioco altrettanto valido.

Uno dei vari capi di imputazione sulla testa di AVB è sicuramente l’incapacità di gestire con efficacia la transizione dalla vecchia guardia alla gioventù blues. Gente come Mata, Sturridge, Ramires, Romeu, rappresentano le fondamenta sulla quali gli attuali blues devono porre le basi per la ricostruzione. In particolare l’ex Manchester City partendo dalla fascia destra dell’attacco è regolarmente, insieme allo spagnolo Mata da sinistra, l’uomo più pericoloso sotto porta. I tagli dei due verso il centro aprono intere praterie in cui i due terzini Bosingwa sulla destra, ed A.Cole sulla sinistra, si gettano a capofitto, lasciando in costante 1 contro 1 i due centrali di difesa. Per il resto non c’è che sperare che Drogba non si dimentichi come si fa gol. Nonostante tutto le speranze dei londinesi sono ancora sulle spalle delle ivoriano. Il rientro tra i titolari di Essien davanti alla difesa potrebbe essere di grandissimo aiuto. Sicuramente con il ghanese in campo, si possono aprire nuovi orizzonti, e AVB potrà finalmente provare ad attuare il gioco per cui è diventato famoso ad Oporto. Martellamento forsennato sulle fasce, transizioni centrali rapide, fase di riconquista del pallone nella metà campo avversaria e linea difensiva altissima. Utopia per Stamford Bridge?

Nel frattempo Villas Boas è meglio che metta da parte i ghirigori per un gioco meno spumeggiante e più compatto. Perchè in Champions lasciare certi spazi ad alcune compagini, proprio come il Napoli, potrebbe essere sinonimo di sconfitta. E allora li si, che Villas Boas dovrà iniziare a pensare “e io…speriamo che me la cavo!” (fino a fine stagione).

FORMAZIONE TIPO (4-3-3) Cech; Bosingwa, David Luiz (Ivanovic), Terry, A.Cole; Ramires, Essien (Romeu), Meireles (Lampard); Sturridge, Drogba (F.Torres), Mata. All.Villas Boas

(tratto da leocalledfootball.blogspot.com)

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