E improvvisamente, sullo zero a zero a Palermo, mio figlio Luca si appassiona al Napoli
Quando sei malato azzurro dalla nascita e hai un bimbo di 8 anni che ancora non manifesta i sintomi della tua patologia azzurra inizi a preoccuparti e lo sei ancora di più quando in modo palese, e per spirito di contraddizione, manifesta la sua avversità per il calcio magari perché lo privi della tv per […]
Quando sei malato azzurro dalla nascita e hai un bimbo di 8 anni che ancora non manifesta i sintomi della tua patologia azzurra inizi a preoccuparti e lo sei ancora di più quando in modo palese, e per spirito di contraddizione, manifesta la sua avversità per il calcio magari perché lo privi della tv per i suoi videogiochi quando siamo in trasferta e quando c’è da seguire posticipi e anticipi che interessano la nostra classifica.
Pur tuttavia, dato che sei convinto che la malattia è ereditaria, pensi sempre che prima o poi la scintilla scatterà nonostante ogni volta che gli proponi di andare allo stadio ti risponde puntualmente “no”.
Dopo aver stravolto con il Genoa i miei piccoli riti apotropaici delle partite al S.Paolo ed essendo andata bene, domenica sera mi apprestavo a vedere la partita in tribuna divano pensando a come stravolgere quelli dinanzi alla tv non volendo rinunciare al mio piccolo amuleto da trasferta che tengo in mano durante i 90 minuti. Inaspettatamente mio figlio Luca mi dice: “Papà, posso vedere la partita con te?”. Eccolo il mio stravolgimento e magari può anche accendersi la famosa scintilla.
Palla al centro e s’inizia con la mia solita ansia e nervosismo anche perché tutte le altre, eccetto la Lazio, hanno vinto e se anche noi portiamo a casa i 3 punti comunque stiamo sempre lì. Mentre giocherello nervosamente con il mio amuleto, Luca mi chiede cosa avessi tra le mani e gli rispondo che è il mio portafortuna. Quando Cavani manda fuori di testa impreco e lui mi ricorda che il portafortuna non sta funzionando finché qualche minuto dopo me lo chiede per “ricaricarlo”. Lo tiene tra le mani e ci soffia sopra pronunciando alcune incomprensibili parole e quando me lo ridà El Matador lancia El Mota che inizia la sua cavalcata servendo Goran che stoppa, si gira e insacca. Luca è travolto e si bea della sua magia. Inizia ad appassionarsi e non so se per il manifestarsi dei primi sintomi della malattia del papà o se per dimostrare i suoi poteri beneauguranti.
Inizia il secondo tempo e Luca mi chiede che succede se segniamo 10 gol; io gli spiego che guadagniamo comunque tre punti e che mi accontenterei che ne segnassimo solo un altro per non soffrire. Allora, con fare deciso mi richiede l’amuleto per, come dice lui, ricaricarlo e me lo consegna nel momento in cui Marekiaro passa la palla in profondità al Matador che con una magia, è proprio il caso di dirlo, insacca.
Urlo bestiale, abbraccio a Luca che mi porge il cinque da battere come fa a scuola con gli amici.
Al triplice fischio finale, dopo aver assistito con scioltezza al terzo gol di Marek e avergli spiegato che lo dedicava al suo piccolo appena nato, corre dalla mamma a raccontarle orgoglioso le sue gesta magiche. La mamma, conoscendo la perversa ritualità apotropaica del papà quando si tratta dei colori azzurri, gli dice rassegnata: “Povero Luca, non sai cosa ti aspetta, da questo momento in poi sarai costretto a vedere con papà tutte le partite del Napoli quando gioca fuori casa”.
E’ inutile dirvi che il mio eroe del Barbera non indossava una maglia gialla ma un pigiamino di colore blu.
Gli dico che è stato proprio bravo perché a Palermo non vincevamo da oltre 40 anni e lui spalanca gli occhi con un’espressione meravigliata.
Sì Palermo, per me, è stata proprio una svolta non solo perché rompiamo un tabù che ci da la convinzione che possiamo iniziare la “remontada” ma anche perché con il manifestarsi in mio figlio Luca dei primi sintomi della malattia ho anche avuto conferma del suo essere genetica.
Peppe Napolitano
P.S. Quando ieri sera ho detto a Luca che avevo deciso di raccontare la nostra partita e scrivere queste righe mi ha risposto con un grande sorriso : “ no eh papà, se qualche tuo amico mi vuole per portare fortuna non è possibile, ho altri impegni….” Vi confermo che la domenica ogni 15 giorni è occupato in attesa che l’impegno diventi settimanale.