Non solo Mazzarri e gli azzurri offrono importanti numeri. Mentre la squadra avanza in Europa e va all’assalto del terzo posto, la società firma il quinto consecutivo bilancio in utile. Il dato conferma la qualità della politica economico-finanziaria del Napoli, che ha intrapreso questo percorso ancor prima del Fair play imposto dall’Uefa. La stagione 2010-2011 si è chiusa non soltanto con la qualificazione in Champions League, attesa per ventun anni, ma anche con un attivo di 4.197.829 euro. Aumentano gli investimenti sul mercato e gli stipendi, tuttavia i conti di De Laurentiis tornano sempre. Il presidente lo ha fatto notare nell’assemblea degli azionisti della SSC Napoli, che ha un capitale sociale di 501.000 euro e quote azionarie cosi suddivise: 99,80 per cento Filmauro e 0,20 De Laurentiis. Peraltro, grazie agli utili realizzati dal 2007 in poi, più ricco è diventato il «fondo di riserva volontario»: un tesoretto a disposizione del club pari a 22.045.401 euro.
Il presidente sottolinea nella relazione: «Pur proseguendo nel sistematico e costante perseguimento di politiche gestionali volte al miglioramento e al rafforzamento del profilo tecnico-qualitativo del parco calciatori e dello staff tecnico, con ulteriori e significativi investimenti effettuati tanto sotto il profilo patrimoniale che sotto quello del monte ingaggi, la società continua a conseguire e mantenere apprezzabili condizioni di equilibrio economico e finanziario dei conti aziendali». Il valore della produzione, quantificato in 131.476.940 euro, ha avuto un incremento di 20,6 milioni rispetto al 2010 grazie agli incassi allo stadio, agli introiti per sponsorizzazioni e diritti televisivi (dall’Uefa 3,9 per i match di Europa League). Evidenziati il decremento dei debiti verso la controllante Filmauro e l’assenza di indebitamento bancario. Sui risultati della squadra De Laurentiis rileva: «Sono importanti e ancor più significativi sotto il profilo della strategia di crescita perseguita dalla società e degli obiettivi economico-finanziari. La SSC Napoli continua ad essere una società con moderni e ambiziosi programmi, che dal punto di vista sportivo, dopo aver raggiunto in soli tre anni la promozione in serie A, si pone l’obiettivo di competere in maniera sufficientemente stabile nell’ambito delle competizioni internazionali». Il presidente insiste sull’importanza del cosiddetto Brand equity, per rafforzarsi attraverso operazioni commerciali legate al marchio Napoli, e del settore giovanile, «asset strategico per la crescita del patrimonio aziendale e lo sviluppo del potenziale sportivo della squadra». Annunciate «iniziative finalizzate al potenziamento della prima squadra e del settore giovanile, mantenendo inalterata la filosofia dell’investimento capace di dare frutti nel tempo», come è accaduto con il ventiduenne cileno Vargas, e l’intenzione «di puntare sia allo sviluppo delle attività esistenti ma anche investire su settori capaci di generare proventi non ancora adeguatamente sviluppati o implementati, come il merchandising». C’e preoccupazione per eventuali problemi legati ai ricavi dai diritti televisivi. «La società, alla stregua delle altre, lega i suoi principali proventi al mercato dei diritti radiotelevisivi e pertanto, ove il mercato in questione dovesse subire una grave flessione degli introiti, anche la situazione economica della SSC Napoli potrebbe subire ripercussioni negative». A differenza della precedente stagione, quando non c’era stato un corrispettivo economico per gli amministratori, è stato stabilito un compenso per i cinque componenti del consiglio d’amministrazione (De Laurentiis, sua moglie Jacqueline, i figli Edoardo e Valentina e il dirigente Chiavelli), per un importo complessivo di 2.999.000 al lordo delle imposte. Ufficializzato il dato di 12mila abbonati per questa stagione. Spulciando il bilancio al 30 giugno 2011, emergono una serie di interessanti dati. C’è stata una riduzione di 7,2 milioni degli introiti per lo sfruttamento dei diritti di immagine dei calciatori, aspetto contrattuale a cui De Laurentiis tiene particolarmente. Hanno superato i 3 milioni le spese per il lavoro degli osservatori in giro per il mondo e la mediazione dei procuratori. Il fitto di campi e uffici di Castelvolturno si è abbassato di 60mila euro (240mila). Più cari, invece, il canone per il San Paolo, basato sugli afflussi allo stadio (1.020.830, +85 per cento) e le spese per il servizio controlleria, aumentate di 737.228 euro. A proposito dei calciatori, versati al Liverpool altri 250mila per l’acquisto di Dossena dopo la qualificazione in Champions e incassato dal Parma un «premio di valorizzazione» di 800mila euro per Lucarelli, peraltro quasi mai utilizzato per problemi fisici. Il Napoli ha un contenzioso con il Real Saragozza per l’ultima tranche di Contini (550mila euro) e finirà di pagare Cavani al Palermo il 31 marzo 2014, rata da 1,2 milioni.
Francesco De Luca
Il Mattino