La gloria e la merda, la medaglia è la stessa e io la prendo intera

Voglio bene ad Ilaria. Anche se ancora non ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente. Mi piace come scrive e mi piace questa super-energia meravigliosa che riesce a far traspirare da ogni singola lettera, punto, virgola, parola. Eppure questa volta, forse non è neppure la prima, non concordo con lei. Le generalizzazioni sono pericolose, settarie, […]

Voglio bene ad Ilaria. Anche se ancora non ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente. Mi piace come scrive e mi piace questa super-energia meravigliosa che riesce a far traspirare da ogni singola lettera, punto, virgola, parola. Eppure questa volta, forse non è neppure la prima, non concordo con lei. Le generalizzazioni sono pericolose, settarie, indistinte. C’è una gradazione nella trattazione di qualsiasi problematica che è giusto rispettare.

Ho condiviso tante e tante volte l’esperienza di Ilaria e, come me, credo tantissimi altri che leggono questo splendido spaccato di vita che è Il Napolista.

È una piaga quotidiana questa dei parcheggiatori abusivi. E quante volte, lo ammetto, anch’io ho pensato «Pure lloro hanna campà». Quei due euro (a piacere.. così come viene formulata la richiesta) li darei davvero con piacere se sapessi che chi me li chiede ne ha diritto. E, per me, diritto non è un francobollo comunale o una licenza. Diritto è avere una reale esigenza di sostentamento e non avere alternative se non quella di chiedere la gabella in strada. Purtroppo questo non accade. Da inchieste e servizi (ne ricordo uno delle Iene) i giovani che presidiano le zone di parcheggio devono pagare a loro volta un pizzo alla malavita.

Così come sono pericolose le generalizzazioni purtroppo sono ancor più pericolose le consuetudini e le abitudini. Il posteggiatore abusivo (e tanti altri mestieri “inventati) è stato per anni uno straordinario sistema di quello che oggi si chiama “ammortizzatore sociale”. I poveri che niente tenevano pur di «nun ì ‘a arrubbà» si arrangiavano in questo modo. Non è più così. Da anni, anche in maniera meno consapevole, foraggiamo la malavita in tanti modi. Dietro ogni piccolo passaggio economico c’è sempre l’ombra del malaffare.

Ma di chi è la colpa? Di una razza, di una stirpe? Di una cittadinanza intera?

Ilaria è troppo intelligente per non capire che se ci fosse un’attenzione più incisiva da parte delle Istituzioni verso questi piccoli e grandi problemi forse le cose cambierebbero. Non è possibile richiedere alle Ilaria e a tante napoletane e napoletani per bene (CHE SONO LA MAGGIORANZA) di fare gli eroi e immolarsi alla causa perché la nostra non sia una “città di merda”. Altrimenti che facciamo? Le ronde come quelle ideate dalla Lega?

Non possiamo sottrarci ad una discussione tanto importante e intelligente come quella posta da Ilaria. Così come abbiamo invece il dovere, se riteniamo di avere facoltà di discernere, di scappare da qualsiasi generalizzazione. Un pezzo di merda non fa la città una merda intera. Così come un Totò non ci rende tutti attori o Caruso tutti cantanti.

Per parte mia, io della mia città mi prendo la merda e la gloria. E io stesso sono a mio modo la sua merda e la sua gloria. Qui ho tutto quello che sono. E ringrazio tutto il male e tutto il bene che questo mio super-mondo mi ha regalato. Perché la mia città con le sue “leggi di natura” ti obbliga a farti uomo: a volte di merda ma tante altre volte di amore e di onore. Napoli mia città d’amore e di tutte le sue possibili declinazioni.
Valentino Di Giacomo

Correlate