Il caso Osvaldo e come si gestisce un gruppo. Parla Luis Enrique

Luis Enrique spiega i motivi che lo hanno spinto a usare il pugno duro contro Osvaldo, punito con una multa salata ed una giornata di stop dopo la lite di Udine con Lamela. “So che sarebbe stato meglio arrivare a Firenze con lui, ma non ci sarà”. NO DITTATURA, SI’ REGOLE — “La cosa più […]

Luis Enrique spiega i motivi che lo hanno spinto a usare il pugno duro contro Osvaldo, punito con una multa salata ed una giornata di stop dopo la lite di Udine con Lamela. “So che sarebbe stato meglio arrivare a Firenze con lui, ma non ci sarà”.

NO DITTATURA, SI’ REGOLE — “La cosa più facile – ha detto il tecnico giallorosso in conferenza stampa a Trigoria – sarebbe stato fare una multa, prendere soldi dai calciatori e dimenticare tutto. Osvaldo è la punta che ha giocato più minuti con la Roma ma abbiamo un gruppo e ho fatto la scelta di voler essere una vera squadra, che soffre quando perde, si diverte quando vince e si rispetta sempre. Non voglio che fatti del genere si ripetano, il primo passo per essere una squadra è che ci sia rispetto per tutti. Osvaldo è un bravo ragazzo – prosegue Luis Enrique -, con un cuore grande così, ma tutti debbono sapere che in casi del genere si è puniti, e la punizione colpisce anche la squadra. La mia non è una dittatura, ci sono tre regole comportamentali che valgono in ogni gruppo: non è che se lo fa Barusso va punito e lo mettiamo su un albero, e se lo fa Totti gli mettiamo un tappeto rosa. Sono calciatori bravissimi ma le regole valgono per tutti e innanzitutto per me. Rappresentiamo una società, un club, un tifo incredibile. È un peccato per Osvaldo, so che è una partita per lui a Firenze molto importante a livello sentimentale, mi dispiace per lui ma ci sono delle regole da rispettare”.
gazzetta.it

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