Quando Collina non rinviò e l’Ascoli perse lo scudetto

Insolito, crudele, ma soprattutto regolare. Anzi, finale regolarissimo e con l’ arbitro Collina migliore in campo. Non un errore, non un’ indecisione, neanche una sbavatura: poteva cedere alla legittima tentazione di sospendere la gara all’ intervallo (e ci sarebbero state tutte le motivazioni per decretare l’ impraticabilità del campo in almeno tre delle quattro visite […]

Insolito, crudele, ma soprattutto regolare. Anzi, finale regolarissimo e con l’ arbitro Collina migliore in campo. Non un errore, non un’ indecisione, neanche una sbavatura: poteva cedere alla legittima tentazione di sospendere la gara all’ intervallo (e ci sarebbero state tutte le motivazioni per decretare l’ impraticabilità del campo in almeno tre delle quattro visite che ha fatto da solo e in compagnia dei due capitani), ha saputo aspettare, ascoltare le ragioni di Olive che avrebbe voluto continuare, ha ripreso il gioco, ha diretto senza esitazioni. Giusto espellere Zambrotta per doppia ammonizione (casomai è censurabile lo juventino, protagonista di due interventi durissimi su Sogliano e su Esposito), giusto il cartellino giallo anche a Iuliano dopo averlo assegnato a Davids. Entrambi i giocatori, diffidati, avrebbero saltato lo spareggio con la Lazio.
Ma lo spareggio non ci sarà, perché la Juve non ci è arrivata. Non ce l’ ha fatta e sinceramente non poteva farcela: quattro sconfitte nelle ultime otto partite contro una soltanto nelle precedenti ventisei illustrano in maniera eloquente il suo calo psico-fisico. In riserva da tempo, sospinta dagli eventi ma visibilmente esposta all’ usura ormai da due mesi, la squadra di Ancelotti è arrivata all’ ultimo atto in stato di consunzione.
La decisione di Collina non l’ ha certo favorita (su un terreno pesante è avvantaggiata la squadra che non cerchi necessariamente la vittoria, piuttosto quella che per prima in qualche modo riesce a segnare), tuttavia la Juve almeno per il primo tempo è sembrata quella di Verona: contratta e preoccupata specie in difesa, con una circolazione di palla poco scorrevole anche prima che la pioggia prendesse a flagellare la partita e a condizionare il campionato. Sinceramente il rinvio sembrava la scappatoia alla quale i bianconeri potevano aggrapparsi. È vero, avrebbero dovuto sobbarcarsi altri 90 minuti di gioco con la pressione di dover vincere a tutti i costi, ma che potessero riuscirci ieri nei secondi 45 minuti era più a rischio di ogni altra cosa. Infatti, dopo neppure 5 minuti, e causa un maldestro rinvio di Conte che ha consegnato la palla a Calori, il Perugia ha segnato sull’ unico tiro in porta della squadra umbra (Van der Sar è almeno complice avendo giudicato fuori il pallone).
Che la Juve non avesse molto da dare lo si è visto nei minuti successivi (45 e oltre, compreso il recupero), quando Inzaghi ha vanificato due occasioni (nella seconda, comunque, l’ attaccante era stato segnalato in fuorigioco) con tocchi maldestri e imprecisi, mentre Ancelotti procedeva ad una serie di sostituzioni che ne rivelava una lucidità contaminata: ingolfare la squadra di punte (Kovacevic per Tacchinardi e Esnaider per Conte) non ha certo favorito uno sviluppo più logico della manovra. In pratica, essendo la squadra ormai decapitata del centrocampo, in particolare dopo l’ espulsione di Zambrotta, ha cercato la sponda di Kovacevic con scontatissimi lanci lunghi. Certo, un pareggio dei bianconeri non sarebbe stato demeritato (sette angoli contro tre a favore e soprattutto un tiro al volo di Zidane deviato all’ ultimo da un difensore lo testimoniano), però la sensazione di impotenza offerta, sia prima, sia dopo il gol, è apparsa assoluta. La vittoria del Perugia forse non ristabilisce i corretti rapporti di forza in campionato, almeno cancella l’ alone del sospetto e di atteggiamenti compiacenti. La squadra di Mazzone ha giocato una partita onesta, il gol l’ ha trovato e poi l’ ha difeso. Eviterà la clausura del ritiro cui l’ aveva condannata il satrapo Gaucci in caso di sconfitta. In compenso finirà in Intertoto con Verona e Udinese. Se non è una penitenza, ci assomiglia molto.
Giancarlo Padovan (dal Corriere della Sera del 15 maggio del 2000)

PERUGIA JUVENTUS 1 0 MARCATORE: Calori 5′ s.t. PERUGIA (3-5-2): Mazzantini 6; Bisoli 6,5, Calori 7, Materazzi 6; Esposito 7,5, Tedesco 6, Alenitchev 6 (Sogliano 6,5 17′ s.t.), Olive 6, Milanese 5,5; Amoruso 6 (Melli s.v. 32′ s.t.), Rapajc 5,5 (Campolo s.v. 42′ s.t.). All: Mazzone 7 JUVENTUS (3-4-1-2): Van der Sar 5; Ferrara 6, Montero 6,5, Iuliano 6; Conte 5 (Esnaider s.v. 29′ s.t.), Tacchinardi 5 (Kovacevic 6 13′ s.t.), Davids 6, Pessotto 5,5 (Zambrotta 4 20′ s.t.); Zidane 5,5; F. Inzaghi 4,5, Del Piero 5. All: Ancelotti 5 ARBITRO: Collina 8 (Zuccolini 7, Ivaldi 7) ESPULSO: Zambrotta 28′ s.t. AMMONITI: Montero, Calori, Davids, Tedesco, Iuliano. RECUPERI: 3′ più 5′

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