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Quando De Rosa e Dirceu misero paura alla Juventus

In questa storia c’entra anche un canguro. Ci arriviamo presto. Erano i primi di settembre, e il San Paolo si riempì per una semplice partita di Coppa Italia, perché c’era da ammirare un grande numero 10. No, non era il settembre del 1984, quando apparve l’Immenso.

Era un anno prima, il 10 in questione era solo Arthur Antunes de Coimbra detto Zico, appena arrivato all’Udinese. In campo c’era un piccolo Napoli. La nostra campagna acquisti era stata avvilente: Frappampina, Boldini e Masi in difesa, Casale a centrocampo. In attacco tornò Palanca, poi prendemmo l’ottimo Dirceu e infine De Rosa. De Rosa Giovanni, per gli amici Gianni. E’ di lui che voglio parlare. In serie B, a Palermo, aveva fatto una valanga di gol. Ma quella sera contro l’Udinese sembrò una pippa tremenda. Mentre già perdevamo due a uno, il  nostro uomo sbagliò un ennesimo stop e allora uno spettatore accanto a noi gridò: “Derooò, mò parte ‘o canguro pe’ Palermo… Pigliateeelll”. Restammo sconcertati. La voglia di rispedire al mittente quel modesto centravanti era comprensibile, ma ci apparve incongruo ipotizzare che se ne tornasse a casa in groppa ad un animale esotico. Mio padre intervenne per fare luce nelle nostre menti di ragazzini: “Il Canguro è la nave in servizio sulla rotta Napoli-Sicilia”. Ah, ecco…

De Rosa non raccolse quel sarcastico invito e rimase a Napoli. Andò in campo a fasi alterne e con poca gloria, segnò giusto una doppietta alla Lazio, poi continuò la sua stagione grigia. Era grigio anche il Napoli, si lottava per la salvezza, e De Rosa Gianni non faceva molto per aiutarci.

Così, anche in quel 29 gennaio 1984, giorno di Napoli-Juve, Gianni sedeva in panchina, accanto a  Pietro Santin, uno degli allenatori più anonimi della nostra storia.

La Juve era fortissima e noi la odiavamo. Era un odio di testa, pancia e cuore. Era un sentimento feroce, che nasceva dall’invidia: loro avevano Cabrini e noi Frappampina, loro Scirea e noi Masi, se noi ci aggrappavamo al piccolo genio Dirceu, loro aspettavano placidamente il colpo del Supergenio Platini. Loro vincevano sempre, noi mai. Non li battevamo da undici anni, e al San Paolo non riuscivamo a fargli gol da sei campionati, avevamo raccolto solo qualche tristissimo zero a zero.

La nuda cronaca: dopo mezzora il destino ineluttabile si compie. Arriva su punizione, ovviamente di Platini. Lo sconforto ci assale. Ottantamila spettatori, ottantamila pessimisti. All’inizio del secondo tempo, c’è un cambio. Fuori Pellegrini, dentro De Rosa. Passano due minuti e nell’area juventina spiove un cross da destra, De Rosa va di testa ma prende la traversa. Niente, pure mazzosi, ‘sti bastardi. Poi Santin rischia e manda in campo Palanca, capirai che fuoriclasse. Manca un quarto d’ora alla fine quando proprio Palanca calcia uno strano tiro a banana dal limite. La palla sfugge al portiere. De Rosa la rincorre. Si gira in un lampo. Calcia di sinistro. Fa gol. E che bel gol. Avevamo fatto gol. Alla Juve. Finalmente.

Due minuti al  termine e c’è un’altra punizione, stavolta per noi. Dirceu calcia forte a giro: palo pieno. Finisce così, uno a uno. Tornando a casa, eravamo increduli. Abbiamo messo paura alla Juve, gli abbiamo fatto gol. Con De Rosa, poi… E Dirceu, madonna, quasi quasi…

L’anno dopo era già giunta l’Era del Maestro, e Dirceu gli lasciò la numero 10 e si trasferì all’Ascoli.

De Rosa rimase fino a ottobre ma non giocò mai, poi andò al Cagliari, in serie B.

Giovanni De Rosa detto Gianni è morto in un incidente stradale nell’agosto del 2008. No, nessuna Maserati lanciata a bomba in autostrada, era a bordo di un motorino sul lungomare di Riccione, un camion non aveva rispettato lo stop e così…

Dirceu Josè Guimaraes è morto in un incidente stradale nel settembre del 1995. Era a Rio, alla guida di un’utilitaria, quando venne travolto da un’auto che faceva una corsa clandestina.

Lo so, non è questo il luogo per discutere sull’esistenza del paradiso, ma siccome il Napoli è una fede, devo supporre che esistano gli angeli azzurri. E devo credere che De Rosa e Dirceu domenica sera guarderanno assieme la partita, rievocando quella volta che, quasi quasi, battevano la Juve. E allora battiamola noi per conto loro. E senza “quasi quasi”.
Giulio Spadetta

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