Perdere a Monaco ci sta (anche per 3-0, o peggio), ma parlare di vittoria no

Premesso che il pezzo di Gianluca Agata sull’Allianz Arena andrebbe pubblicato in prima pagina sui quotidiani napoletani e fatto girare nelle scuole come compendio di educazione civica, per tornare al calcio io vado un po’ controcorrente. Ma non troppo, almeno spero. Fatta la doverosa premessa alla Mondonico (“non è contro il Bayern che dobbiamo fare i nostri […]

Premesso che il pezzo di Gianluca Agata sull’Allianz Arena andrebbe pubblicato in prima pagina sui quotidiani napoletani e fatto girare nelle scuole come compendio di educazione civica, per tornare al calcio io vado un po’ controcorrente. Ma non troppo, almeno spero. Fatta la doverosa premessa alla Mondonico (“non è contro il Bayern che dobbiamo fare i nostri punti”), devo confessare che ieri sera non mi sono esaltato nemmeno un po’. Per la partita dico, perché giocare lì mi ha esaltato eccome. Diciamo che gli ultimi dieci minuti ho sperato, come tutti, nell’impresa da raccontare ai nipoti. Ma la speranza è una cosa, la realtà un’altra.

Ora, sia chiaro, a Monaco si perde e anche largamente. Ci sta, ci mancherebbe. Però partite giocate così entrano nella storia se porti a casa il risultato, c’è poco da fare. Due anni fa Mourinho condusse la sua Inter a giocare di gran lunga peggio al Camp Nou ma portò a casa una sconfitta striminzita e il biglietto per la finale. Complice un gol annullato all’ultimo minuto, ma queste sono inezie. Anche dell’Europeo del 2000 in pochi ricordano che l’Olanda ci massacrò. Tutti ricordano che vincemmo ai rigori, col cucchiaio di Totti e le parate di Toldo.

Ieri, invece, abbiamo stravolto il nostro gioco, come ha scritto il professor Trombetti, e secondo me lo abbiamo fatto giustamente, ma abbiamo preso tre gol, tre, a fine primo tempo. Senza, di fatto, tirare mai in porta. Ci ha salvati Fernandez all’ultimo minuto. Così nella ripresa. Diciamoci la verità, non siamo mai stati veramente pericolosi, loro hanno tirato il freno e poi ovviamente sul 3-2 sarebbe potuto succedere di tutto.

Certo, il bicchiere va visto anche mezzo pieno. E quindi i due gol segnati all’Allianz Arena sono un evento storico. Così come la mini-rimonta. Però non vorrei trasformare questi dati indubbiamente positivi in un’impresa. Io credo che sia stato bellissimo giocare lì, sia importante non essere stati travolti, sia fantastico essere ancora in corsa per la qualificazione in un girone molto difficile, ma non voglio arrendermi al significato di impresa. Per me non sarà mai perdere 3-2. Non è come una vittoria né lo sarà mai. E dico questo con assoluta serenità. Nemmeno sul 3-0 ho imprecato contro Mazzarri o Hamsik o chicchessia. Sapevo benissimo che sarebbe potuta finire così, tale era la disparità di forze in campo. Ma spacciare una sconfitta per una vittoria no. Verrà il tempo in cui a Monaco vinceremo.

Detto questo, mi domando cosa sarà questo Napoli quando tutti gireranno a mille. E sono molto fiducioso. Infine una parentesi su Fernandez. A me piace, tanto. Più di Fideleff. Mi piace chi sa giocare a calcio coi piedi. E’ innegabile, però, che il suo uomo abbia segnato una tripletta. Non so, ripeto non so, se doveva uscire lui a chiudere al limite dell’area; e, ancora, se doveva essere a lui a dover andare sulla sinistra in occasione del secondo. Meccanismi da studiare. Secondo me ha le sue responsabilità. Però merita considerazione. Ha lancio, gioca a testa alta, sa segnare, come abbiamo visto. Bisogna insegnargli il gioco all’europea, però ci lavorerei su.
Massimiliano Gallo

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