Oggi è il tuo giorno, Puglia. E te lo meriti tutto

Mi hai mandato a fare in culo. Ma perché altro non potevi fare, altrimenti che Puglia saresti. Ti ho chiamata per dirti che oggi non ci sarei stato. Non sarei venuto alla presentazione del libro tuo e di Carratelli. Il tuo odiato Silvio potrebbe cadere e il momento sarebbe sì solenne da richiedere persino la […]

Mi hai mandato a fare in culo. Ma perché altro non potevi fare, altrimenti che Puglia saresti. Ti ho chiamata per dirti che oggi non ci sarei stato. Non sarei venuto alla presentazione del libro tuo e di Carratelli. Il tuo odiato Silvio potrebbe cadere e il momento sarebbe sì solenne da richiedere persino la mia presenza. Prima hai detto: «ma tanto non cade, lo sai benissimo» e poi mi hai spedito lì. Ma come sai fare tu. Con quell’inflessione che ormai per me è inconfondibile.
Ridesti come una matta quando, anni dopo, ti rivelai le impressioni che mi ero fatto venendo a studiare a casa tua. Con tua nonna di là che ci preparava il thè. E io pensavo: “povera ragazza, è così triste, chissà quante ne avrà passate. La nonna la accudisce così teneramente”. Come ridevi, perennemente raffreddata, con quel mare di fazzoletti Tempo che ti circondavano. Poi, col tempo (ma non troppo), ho scoperto il vulcano che eri. Quel giorno, al cinema Adriano, mi ricordo solo che ti girasti (almeno credo) e mi chiedesti qualcosa di statistica. Portavi gli occhialini, avevi i capelli di paglia. Studiamo insieme?
Me ne hai fatti di danni, eh… Dal cineforum del Grenoble, una roba gauchiste che oggi mi farebbe ridere al punto da farmi cacciare (grandi film però!!!!), all’avventura ungherese (con annessi e connessi). Di te mi faceva impressione il metodo. Era tutto organizzato, persino le pause per giocare a carte. Dieci minuti dopo pranzo, e poi subito a studiare. Che palle! E quel tuo metodo scientifico di sottolineare ed evidenziare. Di fatto sventravi il libro e alla fine per te esisteva solo quello che rimaneva in verde, viola, giallo o blu. E andavi dritta come un carrarmato. Ah, e quando parlavi al telefono giocavi a Tetris. Questa cosa mi è rimasta impressa.
Non ricordo nemmeno come fu che ci perdemmo. Vabbè, io smisi di studiare, però poi non ricordo. Ma in fondo io e te ci siamo scoperti nella lontananza. Ci ritrovammo una prima volta quando mi svegliasti una mattina per dirmi che ti saresti laureata e che non potevo mancare. Venni a vederti all’università. La seconda volta, invece, ti cercai io. Per dirti che avrei messo su il Napolista e che sarebbe stata casa tua (sì, lo so, in mezzo c’è stato il mio matrimonio e la testimone rinnegata: non dico di metterci una pietra sopra, però…).
E lo è stata subito. Casa tua. Dissi: “sii te stessa e non ti preoccupare”. Sei stata una bomba, Puglia. Irrefrenabile, vulcanica, indomabile, ingestibile. E fiera, sempre. Talvolta persino troppo te stessa, eh! Possiamo dirlo? Insopportabile, come a volte nemmeno Gallo sa essere. Però fantastica. Solo tu potevi riversare tutta questa passione qui sopra, in una rubrica intitolata ’o core int’e cazette.
E solo una persona come te poteva accorgersene. Un folle che ha fatto la storia del giornalismo sportivo e che ha una passione che a raccontarla non ci si crede. Un signore che ha preso per mano te, me, il Napolista e tutti noi, senza mai una parola né un gesto fuori luogo. Senza farcelo pesare. Mai. A volte mi fermo a pensare a cosa è stato capace di creare il Napolista, e un po’ mi vengono i brividi. E quando apro il sito e trovo i pezzi di Mimmo Carratelli mi sembra sempre che non sia vero. Poi tante cose sono cambiate, ma questa è un’altra storia.
Oggi è il tuo giorno, Puglia. E nessuno te lo può scippare, nemmeno la caduta di Silvio. Io non ci sarò, ma sei in ottime mani. E poi mi sarei commosso, come il giorno del tuo matrimonio.
Insomma Puglia, hai vinto tu!!!!! (affermazione per pochi eletti, ndr).
A proposito, vorrei chiudere con una domanda: ma Parrella chi?
Massimiliano Gallo

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