«Io, mamma a Malaga, con il cuore in curva B»

A girare per Malaga finisce che ci si innamora. E si mette su casa. Magari non solo la propria, anche quella per altri. A Ottorina Salomone è successo così, e da 12 anni ha aperto con il marito, Francesco Massimo, Planetacasa, un’agenzia immobiliare. Una città che c’ha il gusto di gelato, per chi se lo […]

A girare per Malaga finisce che ci si innamora. E si mette su casa. Magari non solo la propria, anche quella per altri. A Ottorina Salomone è successo così, e da 12 anni ha aperto con il marito, Francesco Massimo, Planetacasa, un’agenzia immobiliare.

Una città che c’ha il gusto di gelato, per chi se lo ricorda, di crema e canditi, di vaniglia morbida che ti fa subito famiglia e rumore di cucchiaini che affondano nelle tazzine di vetro, questa storia non si può che raccontare così, su un divano stretto (perché in tutte le case del mondo per quei 90 minuti il divano non basta mai, ma su certi tiri, lo vorresti ancora un po’ più piccolo, che ti avvolga). Ottorina sfugge all’influenza juventina che aleggia in famiglia, lascia Posillipo, si sposta in Spagna e adesso sistema i quattro figli sul divano di casa, si accomoda vicino al marito e aspetta il calcio d’inizio. Perché anche alle mamme, quando si vestono di azzurro Napoli, è concesso di trasformarsi in tifose sfegatate.

Com’è stato che ti sei ammalata?

Sono napoletana, e per me non è possibile concepire un napoletano che non tifi Napoli.
Ho cominciato con mio padre a seguire il calcio da piccolissima, anche se un segreto devo rivelarlo, lui è juventino e io sono cresciuta con gadget e gagliardetti a strisce bianco-nere in giro per la casa. Malefìci che per fortuna non hanno influito sulla mia fede partenopea. Come avrebbero potuto!

Da lontano… quanto è complicato restare napoletani da lontano?

Sky (grazie a Dio!) e ogni domenica (o sabato, o martedì o qualunque giorno della settimana capiti) io e la mia famiglia siamo religiosamente davanti alla tv pronti a esultare per le magie dei nostri giocatori.

Riti scaramantici?

Mi basta il divano. Tutti e sei. Anche se stretta lì in mezzo duro poco, dopo dieci minuti scivolo a terra. Sempre più sotto lo schermo. Approfitto dei gol per esultare e rituffarmi sul divano. È inspiegabile l’entusiasmo che mi sovrasta, le urla di gioia di quattro piccoli tifosi che mi sommergono di abbracci.

I vicini ancora si chiedono che accidenti ci prende ogni tanto. Qui in Spagna a quell’ora partite non se ne giocano.

Il ricordo più intenso legato al Napoli. Quel ricordo, ancora così vivido, mi riporta alla mia casa di Posillipo, da bambina.

Il balcone si affacciava su tutta Fuorigrotta e al centro, da lontano, troneggiava il San Paolo (a quei tempi ancora senza copertura). La domenica sentivamo le partite alla radio, e quando il Napoli segnava, noi lo sapevamo un paio di secondi prima che il radiocronista riprendesse la parola. Da lontano il San Paolo cominciava a tremare, si distingueva perfettamente il movimento della gente sugli spalti e una frazione di secondo dopo arrivava fin lassú il boato dello stadio…. i brividi a pensarci ancora oggi

Fuorigrotta, il nostro tempio… la partita che non hai dimenticato al San Paolo.

Sono tantissimi, ma ho voglia di raccontare la prima e unica volta che ci è venuto mio marito.

Prima di incontrare me non era molto appassionato e mai aveva pensato di andare a vedere una partita di calcio. L’ho convinto per mesi e l’ho trascinato a vedere Napoli-Milan. Il problema é che andamma in curva B e lui si ritrovò schiacciato da così tanti tifosi che ne uscì sconvolto…(hehehe).

Cosa non si fa per passione? Raccontaci la tua follia…

Poco folle, molto costante. Non perdo una partita da anni!

Solo la maglia”, azzurri prima di tutto. Ma chi è il tuo calciatore del cuore?

Grava e Maggio, per la voglia, la grinta, la caparbietá… Grava perché ha lottato per il Napoli dalla serie C e Maggio per l’ inchino al pubblico.

La maglia n.10. Potrà tornare ad essere indossata?

Non credo, per Napoli esiste un solo e unico numero 10 e difficilmente un altro giocatore potrà vestire quella maglia, anche e soprattutto per la responsabilità che comporterebbe.

Un augurio personale alla squadra e un pensiero alla città.

Rivedo nei giocatori la stessa voglia del campionato scorso… auguro alla squadra di togliersi tante soddisfazioni e dare uno schiaffo morale a tutta quella gente che non crede che il Napoli possa tornare ai livelli di 20 anni fa.

Che dici, è l’anno buono?

Da buona napoletana, la scaramanzia mi vieta di pronunciarmi… ma i presentimenti sono molto buoni.

Agnese Palumbo

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