Il problema del Napoli
non è il futuro di Mazzarri

La discussione è aperta. Mazzarri resta o se ne va? La Curva  ha dato già la sua riposta: “Chi vuole andare, vada”. Il presidente De Laurentiis ha sempre detto: “Non trattengo chi vuole andarsene”. C’è però il catenaccio di un contratto che lega il tecnico toscano per altri due anni al Napoli. Alla fine degli […]

La discussione è aperta. Mazzarri resta o se ne va? La Curva  ha dato già la sua riposta: “Chi vuole andare, vada”. Il presidente De Laurentiis ha sempre detto: “Non trattengo chi vuole andarsene”. C’è però il catenaccio di un contratto che lega il tecnico toscano per altri due anni al Napoli. Alla fine degli anni Ottanta, Ferlaino bloccò Ottavio Bianchi che voleva lasciare (considerava chiuso il suo ciclo azzurro ed era richiesto dalla Roma) e che al Napoli era ancora legato per una stagione. Per una questione di principio (il rispetto dei contratti), Ferlaino pagò due allenatori nel campionato 1989-90: tenne fermo Bianchi (che solo due anni dopo poté allenare la Roma) e vinse lo scudetto con Bigon.
De Laurentiis potrebbe bloccare Mazzarri per due anni. Gli rimarrebbe il problema del nuovo allenatore da ingaggiare. Facciamo solo supposizioni sull’improvviso dissidio, se c’è, tra il presidente e l’allenatore. Il dissidio non può essere causato dalle richieste di Mazzarri di potenziamento della squadra, obiettivo naturalmente condiviso da De Laurentiis.
I due hanno impostato insieme un “percorso” per migliorare la squadra (da qui la conferma triennale del tecnico). Non è credibile che, dopo l’improvvisa accelerata del percorso, col Napoli balzato al terzo posto, De Laurentiis, pur nella saggia conduzione amministrativa del club, non senta che è il “momento opportuno” per incidere profondamente nel patrimonio tecnico della squadra lanciandola definitivamente ai vertici del calcio nazionale.
Non crediamo che sia una questione di spesa. De Laurentiis ha investito 177 milioni di euro in 31 acquisti nei quattro anni in serie A tenendo contemporaneamente in attivo il bilancio da eccellente imprenditore e non da sciocco mecenate abbagliato dalle luci della ribalta calcistica (il Napoli è già fallito una volta). Gli introiti (diritti televisivi, sponsor, merchandising) sono previsti in aumento. Non dovrebbe essere un problema di spesa a frenare De Laurentiis nel “dialogo” con Mazzarri.
E’ credibile che il dissidio sia solo “psicologico” con De Laurentiis che pretende riconoscenza dal tecnico, al quale ha offerto l’inimitabile ribalta napoletana, e Mazzarri che si attribuisce tutto il merito (a ragione) dei successi. In questo caso, il buonsenso dovrebbe avvicinare le parti. Il conto è pari. Napoli ha offerto a Mazzarri una grande possibilità e Mazzarri ha ricambiato con una conduzione da applausi. Non è da escludere, poi, che quello striscione in curva  faccia pensare che Mazzarri, nonostante il suo strepitoso campionato, non sia entrato nel cuore dei napoletani e che Mazzarri avverta questo “distacco” preferendo andarsene dopo avere dato tutto il meglio di sé.
Il problema vero sulle necessità tecniche del Napoli è l’individuazione dei giocatori da prendere. Facile dire che serve un centrocampista, anche due, un attaccante, uno o due difensori. Chi pretende questo rafforzamento deve fare nomi possibili. Li ha fatti Mazzarri? E se il “dissidio” fra i due vertici del club passasse invece da qualche cessione eccellente per rifondare la squadra?
Questo, forse, è il vero punto. Cessione eccellente non tanto per fare cassa e investire, ma per cambiare il “volto” della formazione azzurra. E’ credibile che il “salto di qualità” del Napoli sia legato ad un profondo mutamento tecnico della “rosa”. Continuare con una squadra tutta cuore e corsa, e con la grinta che Mazzarri le ha trasmesso, potrebbe non funzionare più.
Il gioco del Napoli, che pure ha dato eccellenti soddisfazioni, non solo di classifica, è un gioco garibaldino, “provinciale” se vogliamo, che non regge alla lunga per una tenuta più affidabile e obiettivi più ambiziosi. E’ stato splendido acciuffare otto risultati nella “zona Mazzarri”: quattro vittorie e un pareggio negli ultimi dieci minuti; tre vittorie oltre il 90’. Exploit che hanno esaltato il lavoro di tutto lo staff di Mazzarri, in testa il professor Pondrelli, preparatore atletico. Ma questo andamento non è da grande squadra. Le difficoltà di palleggio, del giro-palla, della gestione delle partite sono apparse evidenti. Il Napoli furente di Vinicio sfiorò lo scudetto ma durò due anni. Poi si dissolse.
Mazzarri è attratto dalla Juventus e dalla Roma? Si andrebbe a cacciare in situazioni difficili che solo la grande autostima che il tecnico ha di sé gli fa pensare di saper risolvere. E’ giusto che ci provi (ma c’è sempre quel catenaccio del contratto che lo lega al Napoli). E se, contemporaneamente, il Napoli avesse bisogno di un allenatore “diverso” da Mazzarri per progredire nel famoso “work in progress” di De Laurentiis?
Non c’è dubbio che il terzo posto rappresenterà un handicap per la prossima stagione “appesantita” dalla Champions. Difficile fare meglio subito e va messo in conto che la Champions potrebbe assestare duri colpi all’entusiasmo della partecipazione al maggiore torneo continentale.
Il Napoli, proprio nel momento di maggiore esaltazione, da vent’anni a questa parte, è in una situazione difficile se chi guida il club non ha idee chiare. Tutto qui. A prescindere da Mazzarri, quali sono le idee di De Laurentiis? Chi sono i suoi veri consiglieri tecnici a parte lo staff (risicato) di cui dispone? Quali sono i suoi “contatti” col mondo del calcio, le conoscenze giuste, gli “agganci” utili, qual è la sua reale influenza in un mondo di squali e di furbi? Che Mazzarri resti o vada via, è solo un dettaglio per affrontare e capire il futuro del Napoli.
Mimmo Carratelli

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