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Tu mi fai brillare gli occhi, Napolista

Io ancora me lo ricordo, neanche fosse ieri. Mi ricordo di un giorno che, tornata a casa dal lavoro, trovai nella posta di Facebook una strana mail, mittente un gatto con una parrucca azzurra: Il Napolista, si chiamava. Mi diceva di tenermi pronta per una nuova avventura, il senso era questo, ma le parole non le ricordo più e se ci penso, oggi, mi dispiace da morire non aver salvato quella mail. Poi un giorno, in chat, mi compare Gallo che mi spiega di che si tratta. Mi dice: devi solo scrivere come sai fare tu, essere quella che sei, sarai la Valeria Parrella del Napolista. Così mi disse. Partiamo il 27 marzo. E aggiunse che ci aveva sempre pensato, che se avesse prima o poi fondato un giornale, mi avrebbe voluta con sé. E sì che lo conoscevo da vent’anni, ma questa cosa me la porterò dietro per sempre. Un attestato di stima e amore infinito, qualcosa che se lo tradisci puoi anche andare dritta dritta all’inferno.
Mi porterò dietro per sempre questa straordinaria avventura, iniziata, oggi, un anno fa. Tutto quello che c’è stato in mezzo, tutto quello che ho scritto. Ne ho scritti 74, di articoli. Mi ricordo a memoria il primo, che si intitolava “l’odore del sesso nei Distinti”, quell’altro in cui volevo rinascere uomo, l’intervista possibile all’altra me stessa, anche. Per ogni articolo non ci ho mai messo più di 10 minuti a scriverlo, crampo alla pancia e fitta nel cuore, per me si scrive così, si è sempre scritto così. E poi le cene napoliste, i Mondiali a tifare Argentina, il compleanno del Re, il numero speciale per il compleanno di Max, il 3-0 alla Juve al San Paolo con 38 di febbre, la mia ipotetica lista come candidata a Sindaco, il silenzio di Roma quando li abbiamo asfaltati, l’iniziativa del lutto al braccio, con Lisa, la mia straordinaria Lisa e la fatica, le corse folli tra risposte da dare, interviste radiofoniche, giornali che parlavano di noi, noi e tredicimila persone con un calore spropositato, da sentirlo nelle ossa. Mi ricordo l’esperienza al Riformista e quei pezzettini di Napoli raccontati in 2.000 battute. Mi ricordo tutte le persone straordinarie e folli conosciute quest’anno.
Il Napolista per me è stato un’ancora di salvezza, qualcosa di mio, di intensamente mio. Mi ha ricordato che scrivere è una delle cose più belle che esistano, perché scrivendo si tengono insieme i pezzi, si mettono in ordine i pensieri, i sentimenti, le emozioni. Perché se quando scrivi provi solo per un attimo a non avere paura allora potresti non fermarti più e andare a mille all’ora solo per sentire quel brivido lì, in fondo al cuore, che si attacca a spilli sul diaframma del petto, per dirla come Erri De Luca, anche se lui si riferiva all’amore. Ma in fondo io sono proprio innamorata di questa creatura. Senza di lei sarei più triste, mi mancherebbe un pezzettino di cuore, quello che tengo stretto stretto int’ ‘e cazette. Il Napolista mi fa brillare gli occhi, tesoro preziosissimo. Perciò grazie a tutti, davvero. Ma soprattutto grazie Max. Uno degli anni più belli della mia vita. Qualcosa che certo non dimenticherò. Grazie a te. E Forza Napoli(sta). Sempre.
Ilaria Puglia

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