ilNapolista

Sindaco, è il metodo Aurelio nessun nome forte

La questione del candidato sindaco a Napoli del centro sinistra – ma francamente anche di quello del centro destra e degli “altri poli” – ricorda le discussioni sul calciomercato partenopeo. Mascara non è Eto’o e Ruiz non è Maicon. Morcone, De Magistris, Lettieri, Pasquino, Mastella, Di Monda, Fico non saranno dei fuoriclasse in grado, da soli, di vincere  ma non mi pare che nel cassetto siano rimasti nomi illustri e disponibili. Quando al bar o in “tribuna divano” sento criticare la campagna acquisti del Napoli, chiedo: esclusi Cassano e Pazzini, c’è qualcuno che si poteva comprare e non è stato comprato? Silenzio assoluto. Nelle discussioni politiche provo a sondare: ma forse c’è un nome che potrebbe battere tutti a prescindere? Esclusi, ripeto, gli indisponibili? Altro silenzio assordante. Le primarie del centro sinistra, com’è noto, non hanno individuato un candidato unitario. Pertanto, nella ridda di nomi, i partiti si assumano le proprie responsabilità nelle scelte e nel sostegno in campagna elettorale. Nel calcio vince chi segna un gol più dell’avversario e al termine dello spoglio chi prende un voto in più degli altri. Forse Raffaele Cantone poteva essere il Messi di mister Bersani ma ha preferito dire di no. E le scelte vanno rispettate, soprattutto quelle di vita. Mara Carfagna sembrava l’Ibrahimovic di Berlusconi e nemmeno è scesa in campo. Con il massimo e sincero rispetto per tutti coloro che si stanno prodigando per chiamare a raccolta la cosiddetta società civile, i personaggi di spessore che cercano un consenso e che al tempo stesso  siano conosciuti dal mondo accademico e dai professionisti ma anche dal macellaio e dall’operaio, dal pensionato e dalla massaia, in giro non ce ne sono. Per una volta, almeno a Napoli, verrà meno la priorità del “nome forte” rispetto al gioco di squadra. Guarda caso, è esattamente il modello De Laurentiis. A chi obietta che Hamisk, Cavani e Lavezzi sono ormai dei calciatori di livello internazionale, la replica è che lo sono diventati nel tempo e con calma. Gli attuali – e forse anche i prossimi – candidati a sindaco non saranno dei “match winner” ma sembrano tutti persone di adeguato livello culturale, professionale, imprenditoriale. E hanno un’unica certezza: chi è antiberlusconiano non voterebbe mai per il centrodestra e chi detesta Bersani mai darebbe la preferenza ad un candidato del Pd. Per tutti gli altri ragionamenti,  la politica torna nelle mani dei partiti e degli elettori. Il primo cittadino sarà frutto di un gioco collettivo, di chi avrà maggiore capacità di convincere gli indecisi.
Giuseppe Pedersoli

ilnapolista © riproduzione riservata