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Vent’anni fa mi hanno rotto il giocattolo

Sono così triste che non mi va neppure di alzarmi a preparare il caffè, stamattina. Vent’anni fa a quest’ora tenevamo la pazziella stretta stretta nella mano, ce l’avevamo al riparo nei calzini, insieme al cuore ed eravamo ad un tanto così dal poter toccare tutto e trasformare tutto in oro. E invece ce l’hanno portato via, il giocattolo, strappato di mano e buttato per terra, per fargli pure rompere qualche pezzo.A pensarci, neppure mi prende più l’incazzatura, ma solo tanta amarezza, dolore fisico, quasi. E chiamatemi pure esagerata, ma se avete vent’anni e non quasi quaranta come me forse non avete idea di che cosa stia dicendo. Ecco, dopo di allora io mi sono fatta la prima orribile B, la fallosissima C, di nuovo la B che mi sembrava quasi un Mondiale e poi la promozione in A. Ho amato gente come Capparella, Calaiò, Fontana. Inneggiato a Pià! Imprecato contro l’Avellino, gioito con Gasperini per la concomitante promozione in A del suo Genoa. Ma niente è mai più stato come prima. Insomma, oggi so’ triste. E non me ne frega niente dell’Unità, della causa meridionalista e neppure del rischio nucleare in Giappone. Nulla mi fotte che il mondo sia in guerra: spero solo di vincere al San Paolo domenica, che emozioni come quelle di quest’anno erano vent’anni che non ne provavo quasi più. Vabbè, mo’ metto su una milonga e cerco di combattere la malinconia:
Io sono del barrio del Alto, sono del barrio del Retiro, sono quello che non bada con chi deve combattere e quando mi do alla milonga nessuno si mette a tiro. E fatemi largo, ve lo chiedo, che sono della Tierra ‘el Fuego (Miguel A. Camino).
Ilaria Puglia

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