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Mi preoccupano solo
le parole di Mazzarri

Il Napoli che perde a Chievo è una notizia. Addirittura da prima pagina sia per Repubblica che per il Corriere della Sera. Meditate, gente, meditate, avrebbe detto il buon Renzo Arbore. Insomma, la sconfitta subita 2-0 al Bentegodi è stata la sorpresa della giornata, più del pari interno della Roma col Brescia e dell’ennesimo ko della Juventus.
Siamo diventati grandi. O almeno così siamo percepiti. Del resto siamo secondi in classifica alla quarte giornata di ritorno. Certo, l’Inter ci può ancora scavalcare – dovendo ancora giocare due partite – però siamo là. E facciamo paura. Ieri sera è andata com’è andata. Il Chievo si è travestito da Napoli ed è andato su ogni palla come se fosse quella della vita. Risultato ineccepibile. E francamente sono stato profondamente colpito dalle parole di Mazzarri, anche se ancora non ho capito se preoccuparmi o meno.
Il buon Walter non si è lamentato. Ha accettato il verdetto del campo senza piangere. Cosa che ho apprezzato tantissimo. Però non è da lui. Non solo, ma ha detto una frase strana: “Avrei dovuto avere il coraggio di cambiare nove uomini su undici della formazione iniziale”. Allora lo sapeva? Si è accorto di qualcosa? Del resto anche con la Sampdoria ha fatto un po’ di turn-over: fuori Maggio, Pazienza e Aronica. Quindi Mazzarri – cui tuto si può dire tranne di non conoscere lo stato dei suoi giocatori – si è accorto che non tutto fila per il verso giusto. Non si è nemmeno aggrappato all’assenza di Lavezzi. E’ parso rassegnato, forse lo era anche prima del match. Insolito per lui. O forse sta solo cambiando atteggiamento anche nel dopo-partita, recriminando di meno.
Ora, per me a Verona col Chievo si può perdere. Persino in quel modo. Anche il Napoli di Diego perdeva a Verona senza giocare, figurarsi questo. Non sono preoccupato, anzi sono contento di stare lassù. Restiamo più in corsa che mai. Però quelle frasi dell’allenatore non mi lasciano del tutto tranquillo (diciamo che non sono da lui). Spero tanto non siano un campanello d’allarme. E che siano invece solo il segnale di un altro passaggio verso quella maturità che sembra sempre più un tratto distintivo del nostro Napoli.
Massimiliano Gallo

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