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Lo avevo chiesto, ora crocifiggete Max Gallo

Qualcosa ci sarà sotto, boh. Il Responsabile dal nome d’uomo e dal cognome di donna, o viceversa, una Chimera, insomma, mi butta lì, mellifluamente, la proposta, facendomi frusciare sotto il naso una dozzina di biglietti omaggio per “Juve – Napoli 1 a 3, la presa di Torino.18-19 Febbraio, Teatro dei Salesiani, sulle Scale di via Morghen, Napoli”. “Sai, sono quelle cose che è bene siano proposte da un terzo…” Si vedeva, che era molto interessato. Insondabili e sordi rancori maturati al chiuso di una Redazione…
“Crocifiggere Max Gallo”, mi era sfuggito qualche ora prima di Roma-Napoli, come rito propiziatorio. Quasi nessuno se n’era accorto. Lui sì. Prendere la palla al balzo, su assist di Cannavaro. Roba da divino Cavani. E Lui replica.
Abbiamo vinto Due a Zero e ci vuole il Rito del Ringraziamento. Ho capito. In pari tempo propiziatorio per Napoli-Villarreal. Max Gallo, una persona che tutti vorrebbero per amico, un giornalista che sta per prendere il largo, non può passare alla Storia solo per aver fondato un giornale telepatico, Linkiesta.it. E poi, ha più di un omonimo che può fargli ombra. Meglio associarlo per sempre, nel Sacrificio, al Napoli vittorioso. Un certo Lungotevere potrebbe essere il suo Golgota. Lampioni di ghisa, d’epoca umbertina, il mezzo.
Il sindaco Alemao accetta di buon grado la parte di Paraponzio Pilato. Lui, come Primo Cittadino, è super partes. “Chi è questo Max, uno zingaro?” Viene subito rassicurato. Si dirige al balcone di Palazzo Venezia, e, non essendo all’altezza , sale su un seggiolino. Nella piazza omonima, una folla da stadio, ovviamente. “E chi volete immolare, tra Barabba, Gigi D’Alessio e Max Gallo?”. La folla, all’unisono, intona l’Inno di Ivan Graziani: “Taglia la testa al Gallo se ti becca sulla schiena…”. Alemao precisa che, comunque, bisogna crocifiggerlo, che non si tratta di un capitone… Si forma un corteo lazial-napolista. I Laziali, oscenamente festanti più dei partenopei. La Clemenza di Lotito, ignorata. Toccherà anche a loro, tra non molto. Romanisti in lacrime, confusi tra la folla, si trattengono per non tradirsi. Come Maria Maddalena, vestita di nero, Rossella-in-tutti-i-Sensi, reca gli unguenti e le bende per le successive pietose cure.
Sospinto dalla folla, Max avanza con la consapevolezza che la Storia è a due passi. “Lungotevere Max Gallo, Martire Napolista” accarezza l’idea, e l’idea si ritrae, intimidita da tanta grandezza. Il popolano Lavetius, orrendamente tatuato, gli sputa in faccia. “Tre giornate”, è la reazione di Max, e il popolo, ignaro della squalifica, pensa ai termini per la Resurrezione e urla: “E dopo, crematelo!”, per sicurezza…
Sono le tre del pomeriggio e sul lungotevere non c’è posto per uno spillo. Tutto è pronto. Si sente il rumore smarmittato di un “trerrote”, che arriva, carico di lucchetti. E’ un certo Feccia, Meccia, Moccia, non si capisce bene, venditore ambulante di libri suoi. “E se lo incatenassimo, a Tre Passi dal Milan?”. Noooooooooo! Urla la gente, risvegliandosi dalla follia sacrificale. E fu così che Massimiliano, un nome da lungo addio, ebbe salva la vita, come il tacchino graziato sotto Natale dal Presidente Obama. Mercoledì riapparirà ai suoi discepoli nel corso di Napoli-Villareal e, prudentemente, se la filerà all’inglese prima dei festeggiamenti. Sforzo inane, quello di sfuggire al proprio Destino. Come la Sirenetta di Malaparte, ci verrà buono, al forno, in occasione del Terzo Shkud…….
(Nordista.Per.Caso)

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