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Marino tonfi e trionfi
Bigon e il colpo Cavani

Pierpaolo Marino è stato fra i direttori sportivi più controversi nella storia del Napoli. Proverò a parlarne con l’oggettività dei dati e dei numeri, rifuggendo le opinioni personali. È bene, ora che il mercato è nel vivo, capire dove eravamo e dove siamo. Serve a volte per cercare di comprendere dove si sta andando. Dopo la silurata di De Laurentiis, di Marino, ne parlano male quasi tutti. Sulla sua testa pelata pendono degli acquisti assurdi ma pure delle genialate. I napoletani non gli perdoneranno mai gli ingaggi di gente come Rinaudo (pagato quasi 7 milioni di euro), Zuniga (7.5 più la metà di Calaiò), Datolo (6.5 milioni), Mannini (8 milioni), Cigarini (12 milioni) e potremmo continuare ancora ricordando Bucchi, De Zerbi, Dalla Bona e finanche Denis (in Argentina ridevano quando si riferiva che era stato pagato quasi dieci milioni). Il comune denominatore di questi acquisti non è tanto nelle capacità di questi calciatori che, pur se non sono fuoriclasse, sono comunque dei discreti giocatori. Ciò che accomuna questa flotta di acquisti è l’eccessiva valutazione dei loro cartellini che appare molto più alta del reale valore di mercato: un discorso preso direttamente dalle parole del patron azzurro al momento del pubblico licenziamento di Marino avvenuto più di un anno fa in diretta televisiva.
Non essendo il Napoli quotato in borsa è difficile sapere quanto siano stati effettivamente pagati quei calciatori, restano le parole di De Laurentiis a cui, fino a prova contraria, siamo tenuti ad attenerci. Eppure Marino oltre ai tanti calciatori super pagati ha compiuto anche altri acquisti: Lavezzi (6.5 milioni), Hamsik (5.5), Gargano (3.5). Soltanto il plusvalore di questi tre calciatori equilibra le successive “imprudenze” compiute da Marino. Economicamente potremmo quasi chiuderla come in una partita a scopa: pari e patta. Ci sarebbe poi tanto da scrivere sui suoi comportamenti da padre-padrone del club e di tante altre cose. E, a suo merito, la cavalcata dalla C alla A sulla quale nutro ancora delle riserve personali. Ma è ormai inutile tirar fuori vecchi discorsi. Chi ha avuto ha avuto. Chi ha dato ha dato.
E Bigon che direttore sportivo è? In primis salta all’occhio il suo essere discreto. Fa poche chiacchiere, non gli piace apparire, sta davanti alle telecamere in punta di piedi. Finora sono pochi gli acquisti di Riccardino. Su tutti brilla Cavani, pagato 17 milioni, ora ne vale più del doppio. E poi? Poi il figlio di Albertino ha pensato molto al bilancio. Il primo acquisto è stato Dossena dal Liverpool per l’irrisoria cifra di 5.5 milioni (paragonati ai 7 di Rinaudo c’è sicuramente da sorridere). Sosa comprato a titolo definitivo per poco più di due milioni: comunque lo si voglia giudicare, il Principito è un giocatore che può valerne di più e non meno. Poi Yebda preso in prestito con diritto di riscatto. Dumitru, giovane di belle speranze, preso tra tanti contendenti. Certo, c’è pure Cribari, ma ogni tanto qualche sciocchezza la si può commettere. Non ci sono grandissimi colpi nell’operato di Bigon (Matador escluso) però si può notare un’assennatezza invidiabile. A tutto questo va poi tenuto conto della bravura che ha mostrato nel piazzare tutte le eccedenze dell’organico che equivale a risparmi ingenti sul monte ingaggi. Il Napoli, da quando ci sono lui e Mazzarri, è tra le prime quattro squadre del campionato italiano: frutto di una perfetta gestione dello spogliatoio che nel professionismo è da ascrivere certamente al tecnico, ma tantissimo anche al DS. Finora, dovessimo dare un voto al nostro direttore, meriterebbe un 7 e mezzo pieno. Cosa manca per salire un po’ con i voti? Certamente manca il Lavezzi o l’Hamsik: il talentino comprato a poco e che rende tanto. Gli esperti di questi colpi sono principalmente in due: Foschi e Corvino. Tanto che ormai gli esperti di mercato definiscono gli acquisti del direttore sportivo della Fiorentina “corvinate”. Io vorrei che tra qualche tempo si cominciasse a parlare anche di “bigonate”. Bigonate a vagonate.. è un buon titolo, pure un buon auspicio.
di Valentino Di Giacomo

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