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A Londra né Gerrard né Lampard, mio figlio è Cavani

Londra. Immaginate 30 ragazzi di 14-15 anni di una scuola dell’Hampshire (Inghilterra) nell’ora di ricreazione, lunedi’ scorso a poche ore dalla Triplete del Matador. La giornata e’ fredda e uggiosa (che novita’ direte), il manto erboso del campo di calcio della scuola sembra un tavolo da biliardo talmente che e’ bello, le porte con un velo di ghiaccio sui pali, i ragazzi affondano i tacchetti e cominciano a rincorrere diversi palloni. L’etichetta impone che i giovanotti debbano indossare pantaloncini, calzettoni e magliette con il logo della scuola, il pantaloncino e’ azzurro come i calzettoni, la maglia e’ bianca. Pochi minuti e la fede di ognuno comincia a rivelarsi con orgoglio, la maglia bianca sfila via e magicamente compaiono Gerrard, Rooney, e tanti altri, e qui’ tutto bene fin quando magicamente Cavani 7 fa il suo debutto. I vari palloni si fermano e un capannello di sudaticci giovanotti circonda Cavani.  Chiedono, fanno commenti, ed il Cavani imita i tre colpi di testa che la sera prima hanno affondato la vecchia signora. una mini partitella comincia e Cavani segna di testa, ancora. L’ora di ricreazione vola via, I pseudocalciatori si avviano verso gli spogliatoi.
Io, napoletano emigrato 13 anni fa con Napoli nel cuore e nel sangue, in ferie e seduto su una panchina dall’altra parte della recinzione, casa mia alle spalle. Cavani e’ mio figlio Raffaele, Raff per gli amici, la maglietta di Cavani comprata a Napoli durante le vacanze di Natale, gli occhi lucidi i miei incrodiando quelli di Raff.
di Giulio Cacace

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