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Ero difensore civico, mi han fatto passar la voglia

Non voglio rovinare sogni né trasformarli in incubi. Sogni e speranze non si negano a nessuno. Autorizzatemi, però, a dire che il sogno io non ce l’ho più. Come (quasi) tutti i napoletani tifosi, di sogni ne avevo due: fare il sindaco di Napoli e il presidente del Napoli. Sono stato 25 mesi a Palazzo San Giacomo, al terzo piano in una stanza, che guardando lo stabile da piazza Municipio, è “all’incrocio dei pali a destra”. Un ufficio fantastico, grande quasi quanto casa mia. Dieci persone a collaborare con me, telefonino, notebook, due posti in tribuna autorità al San Paolo ecc. ecc. (ma senza auto, sia chiaro). Ero il tramite dei cittadini col Palazzo (e uso per rispetto la P maiuscola). Quando entravo, i vigili urbani – almeno per i primi due mesi – mi accoglievano col saluto militare. Ma per parlare con alcuni assessori ci ho impiegato sei mesi. Con altri non sono riuscito a discutere. Solo col sindaco, la tanto bistrattata Rosetta, nessun problema: non più di tre minuti di ritardo rispetto agli appuntamenti fissati. Mi ha sempre ricevuto “o’ clock”, come si dice. Eppure la mia stanza era a meno di venti metri da quella degli inafferrabili assessori. Ho fatto annullare verbali relativi ad auto rubate da decenni ai proprietari, riempire buche su marciapiedi; ho ottenuto risposta a questioni irrisolte (ma che tali sono rimaste); ho fatto in modo che chiunque si rivolgesse al difensore civico (cioè a me) ricevesse a casa o per posta elettronica chiarimenti su carta intestata del Comune di Napoli.
Ma dopo 25 mesi mi hanno buttato fuori (e lasciamo perdere come e perché). In quei due anni a San Giacomo ho capito un sacco di cose. Una soprattutto: il sogno di fare il sindaco di Napoli non ce l’ho più. I have a dream, diceva Martin Luther King. I had a dream, molto ma molto più modestamente dico io. Ripeto spesso ai miei amici: se anche venisse qui Barack Obama, non servirebbe a niente. Ammiro e invidio chi quel sogno ancora ce l’ha. Adesso spero soltanto che Aurelio De Laurentiis mi dia la possibilità (anche gratis) di fare il presidente del Napoli. E’ l’unico sogno che mi è rimasto. E vi avviso: se quel sogno si avvera, la numero 10 non si tocca.
Giuseppe Pedersoli
P.S. Sono diventato quello del p.s.,  lo so. Queste poche righe mi hanno immalinconito. Perdonatemi, quindi, se per il Bari non metterò la forchetta a centrocampo.

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