Avevamo capito fin dalla partenza, martedì mattina, che non sarebbe stata una partita “normale”: in un aereo stracolmo di persone che, come noi, si recavano in Olanda per vedere la partita, eravamo solo 400 a possedere i preziosi tagliandi per entrare allo stadio, ma nessuno degli altri passeggeri era disposto a rinunciare ad assistere al match.
Tralasciando il modo scandaloso attraverso il quale è avvenuta la prevendita, argomento a tutti purtroppo noto, il grave danno oltre alla beffa è stato quando, desiderosi di vedere il nostro Napoli a migliaia di km da casa e con una temperatura di -10 gradi centigradi, arrivati fuori al settore a noi dedicato sono iniziati i primi problemi, sintetizzati perfettamente nel laconico commento di uno steward olandese: “lo stadio e’pieno, si resta fuori”.
Pieno? E com’è possibile, se in 400 eravamo muniti di tagliando? Le voci che si rincorrevano erano che molte persone erano entrate con tagliandi falsi, ma gli olandesi addetti al controllo ripetevano che ormai non si poteva fare diversamente, era per la nostra sicurezza.
Da persone civili, quando l’atmosfera ha iniziato a surriscaldarsi, abbiamo preferito andarcene: abbiamo parenti olandesi dai quali stiamo passando il soggiorno e abbiamo preferito tornare a casa per goderci la serata con loro, ma nel cuore rimbomba, ancora oggi, un forte sentimento di ingiustizia. Certo, stigmatizzo chi è entrato allo stadio in maniera non ortodossa ma non me la
prendo solo con lui, perché mi stupisce di più la completa assenza di tutela nei confronti dei tifosi, è questo che fa male. Si parla di passione, di tifo, di coinvolgere le famiglie e invece, per un evento che deve essere una festa, si inizia con le risse fuori ai botteghini per procurarsi i tagliandi sino a restare fuori dallo stadio perché non si sa come qualcuno (400 persone!) è
entrato al posto di altre 400 che sarebbero state autorizzate dall’acquisto di un biglietto legalmente valido.
Basta! Chiediamo chiarezza, oltre che tutela, perché se ci sono persone che si comportano in maniera scorretta (e questo avviene ovunque), ci deve essere anche qualcuno che non se ne lavi le mani, la Società Calcio Napoli, in primo luogo. Sottolineo, inoltre, il fatto che questi paesi ospitanti, dietro l’etichetta di paesi più civili di noi, nascondono in realtà profonde lacune organizzative, poiché sanno bene che è molto più facile scaricare le colpe sugli altri. In Inghilterra i napoletani hanno subito continui agguati: c’erano tassisti che lasciavano i tifosi azzurri sotto la curva inglese appositamente per lasciarli in trappola e la polizia che, a breve distanza, neanche interveniva. Di questo non si è saputo niente: chi avrebbe mai creduto a delle critiche al tanto efficiente modello inglese? In Olanda, invece, con due tifoserie che hanno vissuto l’evento in maniera serenissima e sportiva, hanno fatto entrare 400 persone nemmeno si sa come e nessuno, almeno sui giornali o in rete, ne ha parlato. Ignorare il problema o scaricare facilmente la colpa sui soliti “incivili” non regge più: rende chi lo fa ugualmente colpevole!
Giovanni
Tralasciando il modo scandaloso attraverso il quale è avvenuta la prevendita, argomento a tutti purtroppo noto, il grave danno oltre alla beffa è stato quando, desiderosi di vedere il nostro Napoli a migliaia di km da casa e con una temperatura di -10 gradi centigradi, arrivati fuori al settore a noi dedicato sono iniziati i primi problemi, sintetizzati perfettamente nel laconico commento di uno steward olandese: “lo stadio e’pieno, si resta fuori”.
Pieno? E com’è possibile, se in 400 eravamo muniti di tagliando? Le voci che si rincorrevano erano che molte persone erano entrate con tagliandi falsi, ma gli olandesi addetti al controllo ripetevano che ormai non si poteva fare diversamente, era per la nostra sicurezza.
Da persone civili, quando l’atmosfera ha iniziato a surriscaldarsi, abbiamo preferito andarcene: abbiamo parenti olandesi dai quali stiamo passando il soggiorno e abbiamo preferito tornare a casa per goderci la serata con loro, ma nel cuore rimbomba, ancora oggi, un forte sentimento di ingiustizia. Certo, stigmatizzo chi è entrato allo stadio in maniera non ortodossa ma non me la
prendo solo con lui, perché mi stupisce di più la completa assenza di tutela nei confronti dei tifosi, è questo che fa male. Si parla di passione, di tifo, di coinvolgere le famiglie e invece, per un evento che deve essere una festa, si inizia con le risse fuori ai botteghini per procurarsi i tagliandi sino a restare fuori dallo stadio perché non si sa come qualcuno (400 persone!) è
entrato al posto di altre 400 che sarebbero state autorizzate dall’acquisto di un biglietto legalmente valido.
Basta! Chiediamo chiarezza, oltre che tutela, perché se ci sono persone che si comportano in maniera scorretta (e questo avviene ovunque), ci deve essere anche qualcuno che non se ne lavi le mani, la Società Calcio Napoli, in primo luogo. Sottolineo, inoltre, il fatto che questi paesi ospitanti, dietro l’etichetta di paesi più civili di noi, nascondono in realtà profonde lacune organizzative, poiché sanno bene che è molto più facile scaricare le colpe sugli altri. In Inghilterra i napoletani hanno subito continui agguati: c’erano tassisti che lasciavano i tifosi azzurri sotto la curva inglese appositamente per lasciarli in trappola e la polizia che, a breve distanza, neanche interveniva. Di questo non si è saputo niente: chi avrebbe mai creduto a delle critiche al tanto efficiente modello inglese? In Olanda, invece, con due tifoserie che hanno vissuto l’evento in maniera serenissima e sportiva, hanno fatto entrare 400 persone nemmeno si sa come e nessuno, almeno sui giornali o in rete, ne ha parlato. Ignorare il problema o scaricare facilmente la colpa sui soliti “incivili” non regge più: rende chi lo fa ugualmente colpevole!
Giovanni
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