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Alle 15 anche i padri dei neonati possono urlare

Finalmente la partita alla domenica. Alle tre. Dopo pranzo. DA SOLO!
Non ne posso più di questi orari e giorni impossibili. E non perché abbia chissà quali e quanti impegni da non poter seguire il mio amato Napoli. No: è che avere parenti, amici, familiari ed affini tutti, e sottolineo tutti, assolutamente AGNOSTICI calcisticamente mi rende mio malgrado un “precario” del tifo, una sorta di “carbonaro” che deve necessariamente ritagliarsi spazi e tempi di nascosto da tutti per poter tifare, esultare, sacramentare…
Nelle ultime settimane ho letto, commentato e gustato i commenti di quanti hanno goduto a pieno di partite come quelle di Cagliari, Genova, quella col Palermo o la Steaua, insomma di tutti gli ultimi straordinari successi del Napoli. Ed io?
Per me ognuna di queste occasioni purtroppo ha rappresentato una mortificazione dello spirito e della voglia di sentirmi vicino ai nostri beniamini. Per lo più sto soffrendo per le partite notturne che, concluse in “Zona Napoli”, mi impongono un rigorosissimo silenzio-stampa. Sì perché per un calciofilo la “Zona Napoli” è il 90’ minuto ed oltre. Per me, padre di una bellissima polpettina di 18 mesi, la “Zona Napoli” è all’incirca alle 22,30 – 22,45 cioè in pieno coprifuoco filiale.
Ma sapete che vuol dire esultare a denti stretti alla torsione di Cavani sulla Steaua? Cosa vuol dire gridare piano- pianissimo  dopo la volata di Lavezzi a Cagliari? Oppure sfogarsi lanciando per aria qualunque cosa (ma sempre in silenzio, per carità) al gol di Maggio sul Palermo?
E che dire della partita di Genova? Di sabato! Ma come? Finalmente dopo anni eravamo riusciti ad organizzare una tombolata con gli altri napoletani che vivono qui a Torino e che faccio non mi unisco? Certo che vengo, certo che gioco (e perdo, come mia abitudine)… ma porto con me la radiolina! E come si fa a trattenere la tensione, la gioia…
Ieri infine c’era il (mini) pranzo di Natale a casa dei suoceri con la cerchia di amici strettissimi. Altra domenica di sofferenza e di astinenza? No! Stavolta nun voglio sape’ niente: m’aggia vede’ ‘a partita! Questa è stata la mia conditio sine qua non posta alla moglie per partecipare: io alle tre sto davanti al divano di casa a vedere la partita!
E così è stato: anzi, ero anche solo! Nessuno a gufare (per me la semplice presenza di agnostici è di cattivo presagio) e, soprattutto, nessuno a dormire. Potrete immaginare la gioia al gol di Cavani… Anzi no, secondo me non avete idea e allora metto tra virgolette quello che dovrebbero aver sentito anche due piani sotto: “No Cavani, no… perché non gliel’hai passata a Dumitru che era so… GOOOL, GOOOOOOOL, GOOOOOOOOOOOOOOL, GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL!” Non so quante volte ho strillato: almeno una per ogni esultanza soffocata e smorzata nelle partite precedenti. Non so quanti salti ho compiuto e quante volte ho rischiato di distruggere il lampadario.
Ma finalmente ho esultato. Come quando esultavo allo stadio: con tutta la voce che avevo in corpo. Ed ora sì, finalmente posso dirmi AFONO E FELICE!

Buon Natale a tutti!
Diego Fusco

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