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Voglio un giocatore che zittisca i miei avversari

Tutto era pronto in quel di Monteverde: cena consumata, birra sul tavolino ed io sprofondato sulla poltrona, con accanto la mia ragazza che canta  “Odio Livepul Odio livepul..” che dalle casse della tv riempie il soggiorno di casa. Ma ri-pensando al finale della partita di Liverpool è proprio vero che spesso i sogni svaniscono sul più bello, quando ormai li vedi realizzati, concreti, li senti tuoi, e un attimo dopo cambiano nome, dvientando un incubo. Un sogno durato a lungo, dal goal di Lavezzi fino al pareggio di Gerrard.
Ecco Gerrard. Ecco cosa manca al Napoli, un giocatore, un capitano che a testa alta guidi una intera squadra alla rimonta e alla vittoria. Un trascinatore con sale in zucca e con piedi divini. Con quanto credo si è avventato sul passaggio errato di Dossena? E quando ci credi tutto può succedere! E con quanta fede, la sua fede, per la sua squadra, è corso sotto i nostri tifosi e ci ha zittito?? Ancora mi brucia quel suo gesto.
Io desidero un giocatore che segna e zittisce i miei avversari. Io desidero un calciatore che calci la palla, non desidero un Aronica che ogni santa partita calci l’avversario di turno, rischiando di spezzargli una gamba  perché a pallone non sa giocare! Io desidero la geometria di un passaggio non l’anarchia che nasce dai piedi (e dalla testa) di Aronica! Il rigore di Gerrard vi è piaciuto? A me no quando l’ha tirato e ha gonfiato la rete, e siamo andati sotto, ed il sogno cominciava a svanire, a vaporizzarsi; ma a rivederlo dopo non puoi che dire “così si tirano i rigori!”, forti e precisi che il portiere non può farci nulla, infatti De Sanctis ha intuito, ma contro la precisione del tiro il suo balzo è risultato vano. Infine il terzo goal, su passaggio dello stanco Dossena, Gerrard schizza sulla libera Campania Felix, arriva in una Piazza Plebiscito vuota, e con un tocco semplice, per chi ha i suoi piedi, scavalca Morgan e la palla “zompa” e rotola nella nostra porta, 3 a 1. Mentre i miei occhi osservavano con invidia Gerrard scivolare sul prato di casa sua l’incubo era ormai realizzato.
Salvatore Migliaccio

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