Ma quand’è che il Napoli
ha la sua responsabilità?

Se abbiamo capito bene la vendita di biglietti per Utrecht-Napoli è andata più o meno così: la gente perbene in fila in attesa del proprio turno e i prepotenti (temo organizzati, mi piacerebbe sentire gli ultras che ci leggono e interloquiscono con noi) che si impongono, dettano legge e con pacchi di fotocopie alla mano […]

Se abbiamo capito bene la vendita di biglietti per Utrecht-Napoli è andata più o meno così: la gente perbene in fila in attesa del proprio turno e i prepotenti (temo organizzati, mi piacerebbe sentire gli ultras che ci leggono e interloquiscono con noi) che si impongono, dettano legge e con pacchi di fotocopie alla mano di documenti d’identità acquistano biglietti. Il risultato? I non organizzati – nella maggior parte dei casi – se ne sono tornati a casa senza biglietto.
Gli altri stanno già in curva a Utrecht. O vendono i biglietti a 150 euro, e si chiamano bagarini. La polizia che fa? Niente. Tanto loro il problema lo risolvono alla radice, svuotando gli stadi, impedendo di entrarci. Quelle poche volte in cui ancora dovrebbero compiere il proprio mestiere – la gestione dell’ordine pubblico – latitano. La società calcio Napoli? Manco a parlarne. Fassone parla come se lui non c’entrasse nulla: abbiamo messo gli steward, ma loro possono solo cercare di tenere in ordine la fila, era tutto concordato con la questura, di fronte a certi illeciti il club è impotente, ci dispiace per i tifosi.
Ci dispiace per i tifosi? Ma quando è responsabilità della società? Perché il Calcio Napoli non vende i biglietti on line come avviene nel resto d’Europa? E anche in alcune città d’Italia, a dire il vero. Vogliamo la Lega europea solo per i diritti tv, ma per i tifosi no. Domande cui ovviamente non verrà mai data risposta, figuarsi. Noi dobbiamo fare la fila persino per entrare nel nostro stadio, dove credo ci siano il minor numero di tornelli d’Italia, figuriamoci se possiamo parlare per il nostro diritto di seguire la squadra in trasferta. Siamo portafogli (perdonate il populismo, ma questo siamo). Altra domanda: chi l’ha scelta questa modalità di vendita dei biglietti per le trasferte d’Europa? La società o i gruppi organizzati? Mi sa che per le trasferte europee è meglio mettersi l’anima in pace. E mi chiedo: ma se una società – e quindi una città – non è in grado di vendere civilmente i biglietti per una partita di calcio, come può pensare di smaltire i rifiuti (tanti) che produce?
Massimiliano Gallo

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