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Lavezzi, Pocho sì
ma non più loco

C’è un’immagine che più delle altre mi ha colpito vedendo la partita contro il Cagliari. Alla fine del primo tempo, il Napoli ottiene una punizione dal limite. Il tiratore indicato non è il tanto criticato Gargano, ma il Principito Sosa. L’esito del tiro è di quelli da dimenticare. Oltre la traversa. L’argentino, sconsolato, volge lo sguardo verso il basso e sembra disperarsi come un bambino a cui non gliene va bene una. In un attimo le telecamere inquadrano Ezequiel Lavezzi che, rivolto al compagno di squadra, in spagnolo gli indirizza parole di conforto e lo incita a non scoraggiarsi. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Da vero leader, da capitano in campo, al 94° minuto di una partita destinata ad un pareggio ormai scritto, il Pocho percorre l’intero Sant’Elia per andare a depositare in fondo al sacco un gol che vale una gioia immensa per i suoi tifosi, su assist dell’altro grande artefice del miracolo targato Napoli, Edinson Cavani. In queste due immagini vi è la sintesi di questa stagione calcistica degli azzurri.
Nelle scorse settimane la figura di Lavezzi è stata oggetto di discussione frequente sul Napolista. Dalla mobilitazione per la maglia numero 10, ai gol di Brescia e Liverpool, passando per la partecipazione televisiva alla Domenica Sportiva.
Lavezzi. Sempre Lavezzi. Fortissimamente Lavezzi. Al centro dei pensieri dei tifosi, degli opinionisti e, soprattutto, del suo allenatore. Perché le gioie e dolori di questo Napoli sono frutto esclusivamente dell’asse e del feeling tra questi due uomini, Mazzarri e Il Pocho.
E’ con lui che il mister si è confrontato per compiere le scelte di mercato. Appare ormai consolidato che lo zampino di Lavezzi c’è stato nella scelta proprio di quel Sosa, suo compagno di squadra nella trionfale Argentina Under 20. Un calciatore che oggi coccola e conforta, conducendolo per mano nella difficile realtà che è la Napoli calcistica, magari raccontandogli degli scetticismi e dei pregiudizi che anche lui ha dovuto superare all’inizio della sua avventura azzurra (e che tuttora permangono in una considerevole fetta dei tifosi).
E’ su di lui che il mister ha puntato, preferendolo nella competizione per la leadership al Quagliarella post-mondiale. Una scelta allora profondamente impopolare ma che è risultata necessaria per risolvere quel dualismo che poteva risultare dannoso per la squadra (basti ricordare lo scoop del 30 luglio di Alberto Feola riportato su questo sito).
Sempre lui è diventato il punto di riferimento per tanti giovani napoletani, a partire dai giovanissimi della Primavera che hanno accompagnato la squadra durante il ritiro. E non solo. Superata l’immagine del ragazzo con la pistola tatuata e delle risse notturne nella movida napoletana, oggi il Pocho sembra emergere come l’esempio per quei giovani che, se credono nelle loro potenzialità, possono farcela. Lui, la grande promessa che aveva abbandonato il calcio per fare l’elettricista, è tornato a calpestare i campi di calcio, riuscendo nel sogno della sua vita.
Non c’è dubbio alcuno. Lavezzi e Mazzarri, insieme agli altri due storici artefici della breve storia in A del Napoli di De Laurentiis, Hamsik e Gargano, si sono caricati sulle spalle questa squadra ed il suo destino. Hanno accolto un mite e strepitoso calciatore come Cavani; hanno avallato e, forse, determinato la cessione di Quagliarella, arrivato appena un anno prima ma che voleva a tutti costi essere la prima donna; hanno trasmesso fiducia all’intero gruppo, in particolare i veterani, facendoli sentire all’altezza delle sfide che il Napoli doveva affrontare.
Finora gli è andata bene. L’azzardo sta pagando le coraggiose scelte compiute. Ed Ezequiel Lavezzi, che sta studiando da leader, ha dimostrato di non essere un Cassano. Pocho sì,  ma non più loco.
Per concludere, rispondendo ad una domanda ricorrente negli ultimi tempi, devo ammettere che le resistenze per la 10 a Lavezzi permangono. Il cuore non è ancora pronto a questo passo. Tuttavia, se dovesse aprirsi una discussione sulla fascia di capitano, non avrei dubbi a dire che le condizioni sono mature. Con il dovuto rispetto per l’altro scugnizzo di questa squadra, Paolo Cannavaro, che questo miracolo lo ha costruito dalla C.
Michele Affinito

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