La Lezione di Liverpool,
serve un uomo guida

Sul rovescio finale di Liverpool, dopo il sogno durato 75 minuti col Napoli padrone ad Anfield, il presidente De Laurentiis ha posto una pesante lapide. “Mi viene da ridere quando sento parlare di Champions e di terzo, quarto posto, bisogna ancora acquisire freddezza e maturità e lavorare a testa bassa e a fari spenti”. Significa […]

Sul rovescio finale di Liverpool, dopo il sogno durato 75 minuti col Napoli padrone ad Anfield, il presidente De Laurentiis ha posto una pesante lapide. “Mi viene da ridere quando sento parlare di Champions e di terzo, quarto posto, bisogna ancora acquisire freddezza e maturità e lavorare a testa bassa e a fari spenti”. Significa tutto e non significa nulla. Significa che il presidente, per tornare in casa nostra, considera il Napoli una squadra dal quinto posto in giù (fari spenti). Non significa nulla perché, sostenendo che si continuerà a lavorare con i giovani, non ha recepito il messaggio del match. Il Liverpool è risorto nel finale grazie a un campione che, al di là dei tre gol regalatigli dal Napoli, ha galvanizzato la squadra inglese, l’ha presa per mano, l’ha guidata e le ha dato fiducia, sicurezza, orgoglio trascinandola alla riscossa, da autentico leader.
Steven Gerrard ha 30 anni e quasi 400 partite giocate. Il Napoli giovane, delle eterne promesse, del working in progress, non ha un giocatore del genere e non l’avrà mai se il progetto resta “verde” a vita, giovani calciatori di belle speranze, talenti individuali senza il mastice di un uomo-guida, di un campione esperto e di grande personalità che sia il condottiero della squadra, il punto di riferimento costante, il catalizzatore del gioco, un leader non solo tecnico ma di forte ascendente personale che sappia far “crescere” il gruppo.
Hamsik ha grandi qualità, ma non la personalità per essere questo giocatore. Non l’avrà mai per carattere e per tipo di gioco. E chi altro, nel Napoli, potrebbe essere l’uomo-guida? Né in difesa, né a centrocampo ce n’è uno. E, allora, resteremo nel limbo delle squadre incomplete, divertenti e generose ma incomplete, senza personalità, una squadra che illude e si squaglia nei momenti difficili o avversi, capace di fare anche un bel gioco ma inadatta a gestire le partite. Una squadra di slanci spettacolari, ma di instabile tenuta.
Gli errori individuali che hanno aperto al Liverpool la porta del successo (negli ultimissimi minuti!) sono venuti da due giocatori, Dossena e Aronica, che erano visibilmente stanchi, avevano perduto concentrazione e lucidità, e qui non si capisce perché Mazzarri non abbia avuto la reazione giusta e tempestiva per assestare la formazione. L’ingresso di Yebda per Hamsik sull’1-1 sarebbe stato comprensibile se l’algerino fosse stato dirottato “a uomo” a spegnere le iniziative di Gerrard. Invece Yebda è rimasto a galleggiare “anonimo” nel match.
Per contro, la reazione di Mazzarri sull’arbitraggio è stata esagerata e gratuita, non in linea con lo stile di un grande club quale dovrebbe essere il Napoli. Il francese Frautel non ha influito sulla gara e sul risultato. Ha fatto tutto il Napoli nel bene (stupendo primo tempo e gol di Lavezzi) e nel male (gli inammissibili errori finali). Altri episodi antipatici: il gestaccio di Gerrard ai tifosi napoletani dopo il pareggio, lo striscione razzista sui napoletani però tempestivamente rimosso.
E torniamo al punto. De Laurentiis e Mazzari come intendono dare una vera svolta alla squadra? A testa bassa e a fari spenti? Così si procede alla cieca e si butta a mare l’entusiasmante primo tempo di Anfield Road.
Mimmo Carratelli

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