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Cannavaro: Pocho grande, ma la dieci è di Diego

“La squadra c’è, i calciatori sono validi. Sarà difficile, e noi cercheremo in tutti i modi di qualificarci per l’Europa League. Ma se dovesse arrivare la Champions sarebbe ancora meglio. La doppia competizione ci toglie tante energie, sia fisiche che soprattutto mentali. Siamo sempre in campo, la settimana tipo fatta solo di allenamenti è un ricordo dell’anno scorso. Riposare a volte può essere un toccasana, per me lo è stato con il Parma. Con questi ritmi, diventa rischioso giocare sempre: ci sono così tante partite che saltarne qualcuna non è assolutamente un problema”.
NAZIONALE – “Lavezzi ha detto che meriterei la convocazione? Io ci spero sempre, anche se Prandelli gioca con un modulo diverso dal nostro. Magari più avanti ci sarà spazio anche per noi. Per dimostrare che anche noi sappiamo giocare così…”.
LIVERPOOL – “Rimane un’esperienza da ricordare. Il colpaccio lì sarebbe stato storico, ma la lezione è stata utile per la nostra crescita. Abbiamo capito la differenza tra un giocatore bravo ed un campione: Gerrard lo è. Oltre i tre gol, ho visto un calciatore affamato, voglioso di spaccare tutto, e alla fine ci è riuscito. Questa mentalità dobbiamo fare nostra per crescere ancora. Rimane l’emozione di essere sceso in campo ad Anfield; all’inizio ero un po’ contratto. Per uno che è venuto a Napoli in serie B, quella partita nello stadio perfetto ha rappresentato il top. Gli striscioni offensivi? Da napoletano ho provato tanta rabbia. Siamo stati presi in giro anche lì. Prima sulla spazzatura il concetto era che a sbagliare fossero stati i politici che ci amministrano. Ora inizio a pensare che sia anche colpa della nostra mentalità. Sarebbe bello rivincere lo scudetto certo, ma soprattutto quello della civiltà. Io vivrò sempre a Napoli, ma ho avuto la fortuna di capire fuori le cose come funzionano. Tutti dovrebbero farlo, in modo da capire come si vive meglio altrove, mentre nella nostra città così solare non è possibile”.
QUAGLIARELLA – “Abbiamo saputo che andava via quando eravamo in albergo a Boras. E’ stata una doccia fredda, giustamente il napoletano ci è rimasto male. Non ho avuto modo di confrontarmi con lui, è andata così e non mi va di commentare. Clan nello spogliatoio? Non in senso negativo. E’ ovvio che giocatori che vengono da uno stesso paese o da paesi con tradizioni simili possano trascorrere più tempo insieme. E’ ciò che farebbe chiunque di noi se andasse a giocare all’estero. Possono esserci divergenze sulla musica, la cumbia magari non può piacere a tutti, ma devo dire che la loro allegria è contagiosa. Anche dopo una sconfitta: loro pensano subito a come riscattarsi, noi invece rimiriamo troppo e viviamo il calcio in maniera sbagliata. Anche sugli acquisti per esempio. E’ un vizio tutto italiano quello di dare giudizi affrettati. Yebda e Sosa hanno giocato in grandi squadre, hanno bisogno di tempo e già stanno dimostrando il loro valore. Cavani invece non lo scopriamo certo noi. Insieme ad Hamsik e Lavezzi può farci fare il salto di qualità, ma dietro c’è una squadra che lavora per loro, così come fanno a loro volta quando rientrano per darci una mano. Paragoni? Preferisco non farne, per non caricarli di eccessive responsabilità”.
LA NUMERO 10 – “Sono troppo affezionato a Diego, per me quella rimarrà sempre la sua maglia. Lavezzi è maturato tantissimo, in campo sta dimostrando di poter fare il capitano per gli atteggiamenti che ha. Ha sbagliato in passato è vero, ma tutti abbiamo avuto vent’anni…anche se io a quell’età avevo già una famiglia”.
UN COGNOME CHE PESA – “Ho dovuto lavorare il triplo, è vero. Ora sto raccogliendo qualche risultato, anche se non basta mai, perchè il paragone con mio fratello esce puntualmente fuori. Ho dovuto soffrire, è stata dura, nessuno può capirlo. Sono arrivato come il fratello di Fabio e oggi sono Paolo Cannavaro. Me ne accorgo in giro, per me come persona è stata una bella conquista. Con Fabio ci sentiamo sempre, anche se ora un pò di meno, per via del fuso orario. Mi dice che sta bene a Dubai, sta prendendo una giusta ricompensa per i tanti anni di sacrifici. Verrà a vedere qualche partita? Per ora no, ma quando tornerà a vivere a Napoli sarà ogni domenica allo stadio”.
MAZZARRI – “Il suo segreto sta nell’aver motivato a dovere quei calciatori che per tanti motivi erano stati messi da parte da altri allenatori. Sa trasmetterti una carica importantissima, e sa valorizzare al massimo la rosa che ha a disposizione. Cagliari e Lazio? Vanno bene sei punti…Meglio non fare calcoli, saranno due partite dure”.
IL PUBBLICO – “E’ difficile giocare al San Paolo quando si sentono i mugugni della gente se non si sblocca la partita. E’ una questione di mentalità, anche in questo caso: bisognerebbe essere più ragionevoli”.
IL CONTRATTO – “Per ora tutto tace, si cerca di trovare l’accordo. Se fossi stato altrove, la rottura già ci sarebbe stata. Ma qui parliamo del Napoli, e io ho sempre la speranza che ci si possa venire incontro. Ci siamo già visti parecchie volte da gennaio ad oggi, ma non è un problema, purchè ci sia la volontà e il piacere di andare entrambi avanti nel progetto”.
Raffaele Auriemma (da Il Roma)

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