Lavezzi balla coi lupi
Marek mangia la lupa

Chi balla coi lupi? Il Pocho Lavezzi che rompe l’assedio giallorosso del secondo tempo e trascina il Napoli alla riscossa. Chi si mangia la lupa? Il principino Hamsik che mette dentro il primo gol (terzo in campionato, quarto alla squadra capitolina).  E’ 2-0 al “San Paolo” negli ultimi venti minuti. Un autogol di Juan completa […]

Chi balla coi lupi? Il Pocho Lavezzi che rompe l’assedio giallorosso del secondo tempo e trascina il Napoli alla riscossa. Chi si mangia la lupa? Il principino Hamsik che mette dentro il primo gol (terzo in campionato, quarto alla squadra capitolina).  E’ 2-0 al “San Paolo” negli ultimi venti minuti. Un autogol di Juan completa il trionfo azzurro. Prima vittoria sulla Roma dopo tredici anni. Prima vittoria in casa. Saltano tutti i tabù e il Napoli vola in classifica (secondo col Milan).
Dopo un primo tempo tattico, a ritmo basso, il caldo è opprimente nel pomeriggio napoletano, le due squadre si temono, nelle gambe hanno gli impegni europei (ma la Roma ha avuto due giorni in più per recuperare), esplode la ripresa del Napoli. La squadra azzurra è bloccata nella sua metà campo. La Roma la stringe e preme con la fisicità di Borriello, prendendo il sopravvento sulle corsie, avanzando Pizarro. Ma Totti non c’è. Il Pupone gioca da fermo, viene pressato (Aronica si spende molto su di lui) e non può inventare nulla. Chi inventa è Lavezzi, il vero artefice magico. Mentre la Roma è avanti per prendersi il match, il Pocho semina disgrazie nel campo giallorosso. Mette in crisi Cassetti (ammonito), Pizarro (ammonito), parte da lontano, fila sulla sinistra, sfiora l’incrocio su una punizione dal limite, fa paura a Lobont con un cross basso e, alla fine, con la magia di una grande apertura scatena Dossena che ha campo e facilità di mettere a centro-area dove Hamsik arriva con la grazia della sua cresta punk e di piatto infila il portiere romanista (72’) che tocca appena il pallone.
Basta con le rimonte eroiche. Stavolta il Napoli è in vantaggio e non mollerà la presa. Perché, nel finale, la squadra è straordinaria per salute fisica, recuperi, ripartenze. La Roma non esiste più. Crolla dieci minuti dopo quando il cross di Campagnaro (Campagnaro!) impappina Burdisso e costringe Juan all’autorete, pressato da Cavani (83’). Il Napoli finisce il derby del solo melinando. C’è stato solo il Napoli in partita.
Ranieri anche dopo la vittoria sull’Inter non si fida dei suoi e ripete al “San Paolo” la tattica prudente dell’anno scorso. Difesa a tre, De Rossi e Pizarro a protezione, sulle fasce due difensori offensivi (Cicinho per bloccare Dossena e ripartire, Riise per fermare Maggio e spingersi in avanti), Memez trequartista, due punte (Borriello e Totti). Menez infastidisce con i suoi movimenti, ma lo copre Pazienza arretrato, rinunciando a impostare l’azione. La fisicità di Borriello impegna Cannavaro. Ma siccome non si accende la luce di Totti (il Pupone ancora a secco di gol) è una Roma che non morde. E il Napoli l’impegna sulla corsia di Dossena che riduce l’azione di Cicinho, mentre Maggio fa pari nel confronto con Riise. Solo dopo una ventina di minuti, gli esterni della Roma si affacciano in avanti. Sono bravi gli attaccanti azzurri a coprire difensori e centrocampisti giallorossi che impostano l’azione: Cavani rincorre Cassetti e Pizarro, Hamsik non dà respiro a De Rossi e parte in contrattacco, Lavezzi è dappertutto. C’è solo Gargano stanco. Ha la corsa pesante (ha giocato l’intera partita a Bucarest), arranca nel tamponare il romanista con la palla (soprattutto Pizarro).
Ma già nel primo tempo con le due occasioni di Dossena (5’ conclusione alta, 39’ colpo di testa a lato) e l’occasionissima di Hamsik (32’ lo blocca Lobont nell’area piccola) il Napoli metteva il suo marchio sulla partita. Le minacce della Roma erano un tiro fuori di Riise (27’ da posizione eccellente, in area), un tiro alto di Borriello (36’) e soprattutto un avvitamento e colpo di testa del centravanti giallorosso (38’) che De Sanctis (cancellati gli errori di Bucarest) annullava con una mano, preso in controtempo. Parata decisiva, come l’uscita di piede al limite su Menez pescato in solitudine da un lancio delle retrovie.
Non piaceva Menez a Ranieri (perché non contrastava Pazienza!) ed entrava Brighi (46’). La Roma, abbandonato il 3-4-1-2, che avrebbe dovuto assicurarle il predominio a centrocampo, passava al 3-5-2 senza cavarne molto di più perché, intanto, Lavezzi la faceva impazzire. Usciva anche Borriello, molto combattivo, che da solo aveva sostenuto il peso dell’attacco romanista, ed entrava Vucinic (67’). Un centrocampista e una punta freschi. Poi anche Rosi per Cicinho (73’), ma il Napoli era già in risalita e Mazzarri faceva le sue contromosse (intelligenti): Yebda per Gargano (71’), Zuniga per Dossena (80’ dopo l’entrata di Rosi che imperversava sulla fascia). Yebda giocava con grande naturalezza contrastando bene e sganciando un paio di apprezzabili aperture a destra. C’era uno spicciolo di partita per Sosa nel recupero (92’ per Campagnaro che usciva zoppicando). Intanto, il destino s’era compiuto. Vittoria netta degli azzurri nel punteggio e nella prestazione. Nota a margine: la Roma per la prima volta ha perso sotto la direzione di Tagliavento.<em>
</em><strong>Mimmo Carratelli</strong>

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