Coppa o campionato?
E’ un falso tormentone

C’è questo falso tormentone sul Napoli se sia più importante il campionato o l’Europa League (che De Laurentiis snobba irritando Platini). Il punto è un altro. L’importante è il Napoli. Questo vuol dire che non si possono rimediare figuracce come nel primo tempo di Bucarest con una squadra smarrita per il robusto innesto di rincalzi […]

C’è questo falso tormentone sul Napoli se sia più importante il campionato o l’Europa League (che De Laurentiis snobba irritando Platini). Il punto è un altro. L’importante è il Napoli. Questo vuol dire che non si possono rimediare figuracce come nel primo tempo di Bucarest con una squadra smarrita per il robusto innesto di rincalzi non ancora in condizioni di offrire un rendimento apprezzabile (con conseguenti errori individuali). La scena europea, validamente onorata, contribuirebbe a rafforzare l’immagine di un Napoli competitivo ad alti livelli. E allora bisogna schierare formazioni meno “allegre”. A Bucarest c’erano mille tifosi napoletani. Il Napoli non può ingannarli, come è successo contro la Steaua, sino a rischiare una vera e propria umiliazione (doppio palo dei romeni per il possibile 4-1), salvo il prodigioso recupero con gli assi e la Steaua in dieci. Si azzarda un’ipotesi. Se Mazzarri è preoccupato per il campionato, potrebbe varare due squadre diversamente motivate: una per il torneo nazionale e una per la Coppa con i rincalzi necessari ma collaudati in allenamento e non inseriti improvvisamente stravolgendo la squadra. Si può lavorare in questo senso o è un’idea peregrina? I due confronti col Liverpool (21 ottobre, 4 novembre), al di là della qualificazione ai sedicesimi, sono attesi con grande passione e non sarebbe ammissibile affrontarli inadeguatamente (ricordate la suggestione della playstation?). Lo sbandamento iniziale di Bucarest è stato la conseguenza della formazione forzatamente (?) approssimativa allestita da Mazzarri (difesa inventata, Gargano nella peste a centrocampo senza valide “spalle”, Zuniga e Sosa dietro Cavani!), così come si deve riconoscere al tecnico il pregio di avere rimediato al “disastro” del primo tempo caricando la squadra nell’intervallo e inserendo poi Lavezzi e Hamsik. I “gioielli” azzurri hanno completato l’opera con una gara intensa (si riprendeva Gargano, straordinario Hamsik) sino all’arrembaggio finale e al pareggio. Il dato positivo è questo, cancellando il primo quarto d’ora da incubo: la squadra ha carattere e il feeling con l’allenatore è evidente. Si torna al campionato con la Roma al San Paolo bestia nera degli azzurri (osso duro anche ai tempi di Maradona) e con due giorni di riposo in più dopo gli intermezzi europei. Squadra capace d’ogni risultato se non viene tradita dalle “dormite” difensive. Dal Napoli si attende una prova maiuscola se ha avuto un senso farne rifiatare i maggiori protagonisti a Bucarest in previsione del match con i giallorossi. E’ partita aperta ad ogni soluzione per le qualità della formazione di Ranieri e per l’imprevedibilità del Napoli, una volta sugli altari, una volta nella polvere. Il Napoli non ha ancora la continuità della grande squadra, in difficoltà nella gestione delle partite “storte”, prescindendo dai limiti della “rosa” e dal “ritardo” di alcuni rincalzi sui quali si punta con convinzione. Da Bucarest qualche buona indicazione: il rilancio di Vitale, i miglioramenti di Sosa, la rabbia agonistica nell’acciuffare il risultato, la puntualità di Cavani sotto rete. Noi tutti sogniamo in grande. Realisticamente dobbiamo pensarla diversamente. Il Napoli deve ancora crescere. Comunque, grazie agli azzurri per il palpitante finale in Romania.

MIMMO CARRATELLI

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