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Noi, Siani, e l’impegno da

Quando abbiamo fondato il Napolista, una delle idee era quella di mettere sotto la testata una battuta del giorno. Poi, invece, la scelta è caduta su una frase di “Fortapàsc”, il film che racconta la vita e la morte di Giancarlo Siani, giornalista del Mattino ucciso dalla camorra di Torre Annunziata. La scena si svolge su un tratto di spiaggia risucchiato dall’ombra nera del Vesuvio, alle spalle. La spiaggia è sporca, abbandonata. Intorno palazzine stinte e vecchie. Giancarlo, interpretato da Libero De Rienzo, attore bravissimo che tutti chiamano “Picchio”, passeggia con il suo capo, di mezza età. I due parlano e il cane del capo corre avanti e indietro. <Giancà, lui fa il cane e io ‘o padrone. E così anche con gli uomini. Ci sono i cani e i padroni. Tu che vuo’ fa’ ‘o cane o il padrone?>. Siani: . . Quando ero a Metropolis, nel numero di passaggio dal mensile al settimanale (oggi Metropolis è un quotidiano) esordimmo con uno scoop proprio sull’inchiesta dell’omicidio Siani: ucciso per un articolo su Gionta, boss di Torre Annunziata, tradito dai Nuvoletta di Marano. La sua storia ha segnato chiunque si è occupato di cronaca nera e giudiziaria tra Napoli e provincia e “Fortapàsc” è un film bello ma doloroso. Il tentativo del Napolista, pur occupandosi di calcio e critica sportiva, è quello di fare i giornalisti-giornalisti. E forse ci stiamo riuscendo, nel nostro piccolo. Dopo la trionfale vittoria sulla Sampdoria qualche giornalista-impiegato ha attaccato quelli che criticano sempre per darsi un’identità. Ce l’aveva con noi? Chissà. In ogni caso preferiamo le notizie, anche se sono rotture di cazzo. Giancarlo Siani fu ucciso il 23 settembre 1985. Il venticinquesimo anniversario del suo omicidio era ieri. Fabrizio d’Esposito

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