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Che giochi Vitale, se si ricorda ancora le regole

Fibrillazione europea al bar Novecento. Lino per poco non si alza in piedi, al mio ingresso: “Dotto’, finalmente! Ma l’avete sentito pure voi, questo cambia cinque o sei di loro pure giovedì? Ma allora la mezza figura con l’Utrècht non ci ha imparato niente, non ci ha?”
Cerco di fargli capire che il mister sa quello che deve fare, considera gli allenamenti e gli equilibri interni, valuta le forze e poi decide per il meglio. “Ma quale meglio, dotto’!”, sbuffa Gianni come la sua monumentale macchina per il caffè; “quello se non entravano Cavani e Gargano, domenica perdevamo pure a Cesena e a noi ci rimaneva il ragù sullo stomaco fino a martedì. Purtroppo la verità è questa: certi titolari non si possono cambiare, tipo Lavezzi e questi due.”
Antonio piastra panini e borbotta: “Però così non arriviamo da nessuna parte. Mo’ per esempio si deve decidere se, a distanza di due giorni, è meglio perdere a Bucarest o con la Roma in casa; e tutto per non aver voluto, in estate, comprare un paio di cambi decenti.”
Un uomo con un berretto a spicchi, di clamorosa bruttezza (sia lui che il cappello) interviene: “E perché, si deve perdere per forza? Quelli a Bucarest stanno rovinati, perdono tutte le partite e attaccheranno perché dopo il mazziatone che hanno avuto a Liverpùl il pareggio non gli serve proprio, e la Roma non si sa difendere. Siccome noi, quando teniamo gli spazi, andiamo bene, vedrete che vinciamo sia là che qua.” Lino allarga le braccia: “E già, è arrivato il Barcellona, togli a Messi e metti a Iniesta e vinci tutte le partite. Ma lo avete capito o no, che una cosa è Lavezzi e un’altra è Zoza, scusate dotto’, Sosa, volevo dire Sosa, una cosa è Gargano e un’altra è Iebdà, eccetera? La coperta è corta, corta assai! Si deve scegliere, e secondo me è meglio dare la coppa per perduta, così ci leviamo il pensiero e ci concentriamo sul campionato.”
Gianni per poco non scavalca il bancone: “E già, dopo tanta fatica e tanti anni di attesa la buttiamo così. Invece, se la coperta è corta, dobbiamo coprire proprio la coppa, perché non sta scritto da nessuna parte che l’anno che viene ci arriviamo un’altra volta!” E Antonio rincara: “Poi secondo me, sotto la vostra correzione, dotto’, la coppa serve pure al campionato. Nel senso che se passiamo il turno, a gennaio ‘o presidente deve mettere mano alla saccoccia e comprare finalmente un difensore, un centrocampista e un attaccante per un grande finale di stagione”. L’uomo col cappello a spicchi ribatte pronto: “Sì, questo a gennaio. Ma mo’ tu con chi lo faresti giocare, a Cavani, con la Roma o a Bucarest? E Lavezzi? E Hamsik?”
Lino risponde a volo: “Tutti con la Roma, senza perdere tempo! A Bucarest metterei il ragazzino, che il padre è pure di quelle parti e vorrà fare bella figura, e darei fiducia a Santacroce, perfino a Vitale, se si ricorda ancora le regole.” Gianni, a muso duro: “Invece i titolari a Bucarest, per far vedere in Europa chi è il Napoli e di che panni vestiamo, per vincere e vedere di passare il turno.” Antonio si stringe nelle spalle, un po’ rassegnato: “Io dico: se questi sono i ricambi, questi si devono usare per ricambiare. Voglio dire, è impossibile che Cavani, Lavezzi, Hamsik giocano allo stesso modo a distanza di due giorni e con un viaggio sulle spalle. Quindi il mister decide l’obiettivo e se li conserva, e dall’altra parte fa giocare le riserve.”
L’uomo col cappello a spicchi fa una smorfia, migliorando sensibilmente nei lineamenti, e afferma: “Certe volte mi consola, pensare che l’allenatore è un altro e non io. Stavolta per esempio non saprei proprio che cosa scegliere.”
Spero proprio che invece Mazzarri lo sappia.
Maurizio de Giovanni
29 settembre 2010

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