Una squadra atipica, dal futuro imprevedibile

Intanto sospendo il giudizio sulla campagna acquisti. Quello definitivo solo alla chiusura. Mi limito ad un’analisi sulla situazione attuale. Facendomi delle domande e dandomi delle risposte (Marzullo docet). Ad oggi l’organico del Napoli è un po’ più forte di quello dell’anno passato? Forse sì. Cavani probabilmente è più forte di Denis. Blasi e Cigarini non […]

Intanto sospendo il giudizio sulla campagna acquisti. Quello definitivo solo alla chiusura. Mi limito ad un’analisi sulla situazione attuale. Facendomi delle domande e dandomi delle risposte (Marzullo docet). Ad oggi l’organico del Napoli è un po’ più forte di quello dell’anno passato? Forse sì. Cavani probabilmente è più forte di Denis. Blasi e Cigarini non sono confrontabili invece. Si tratta di due calciatori completamente diversi. Il primo, però, è probabilmente più omogeneo alla visione del calcio di Mazzarri. Poi c’è Santacroce. Che va considerato un nuovo acquisto a tutti gli effetti. E che se si autodisciplina un poco, se riesce ad essere meno esuberante può dare molto. E sul piano personale puntare alla nazionale.
La squadra ha risolto il suo grande problema del goal? Questo proprio non lo so. L’attaccante da 18/20 goal non è arrivato. E se per far spazio a Cavani, senza lasciare in panchina Lavezzi o Quagliarella, Hamsik dovrà partire venti o trenta metri dietro….Allora proprio non so se alla fine il saldo sarà positivo. Tenuto conto che i goal di Marek in posizione più arretrata potrebbero non arrivare con tanta abbondanza.
Quale è la caratteristica principale di questo Napoli? La mia risposta è secca. L’imprevedibilità dei risultati. Si tratta di una squadra costruita intorno a giocatori atipici: Quagliarella, Lavezzi, Cavani, Hamsik. Dotati ognuno di talento e personalità. Punta sì, punta no, seconda punta sì, seconda punta no (Quagliarella, Lavezzi, Cavani), centrocampista, trequartista, cursore (Hamsik). Le squadre siffatte possono produrre grande spettacolo e grandi risultati in un’annata in cui tutto gira bene (terzo o quarto posto) rendere poco se non tutto va per il verso giusto (decimo, undicesimo posto). Ciò perché per loro natura gli atipici sono difficili da irreggimentare in schemi precisi. Con questo tipo di giocatori è difficile ottenere disciplina tattica assoluta. A me, tutto sommato la cosa non dispiace. Preferisco genio e sregolatezza alla monotonia dei secchione con il minimo garantito.
Allora  ci dovrà assistere la dea bendata?  Sallustio osserverebbe: Quisque faber est suae fortunae.
Guido Trombetti

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