Il passato non insegna, che errore la cessione

Una “regola” del vecchio calcio, non ancora stravolto dai soldi e dalle tattiche, era: non cedere mai i giocatori migliori e, soprattutto, non cederli alle squadre concorrenti. Contravvenendo a tale “regola”, il Napoli cede Quagliarella alla Juventus (destinazione ancora più indigesta per i tifosi azzurri). Cioè si priva di un calciatore di alto livello (il […]

Una “regola” del vecchio calcio, non ancora stravolto dai soldi e dalle tattiche, era: non cedere mai i giocatori migliori e, soprattutto, non cederli alle squadre concorrenti. Contravvenendo a tale “regola”, il Napoli cede Quagliarella alla Juventus (destinazione ancora più indigesta per i tifosi azzurri). Cioè si priva di un calciatore di alto livello (il migliore in Sudafrica nei pochi minuti giocati) e lo consegna a un club col quale dovrà fare i conti per l’alta classifica. L’errore è doppio. E’ vero che il Milan ha ceduto Kakà e l‘Inter si è disfatta di Ibrahimovic, ma hanno incassato fior di quattrini per assestare i bilanci in forte passivo e hanno dirottato i due campioni all’estero evitando di rafforzare la concorrenza interna. Il Napoli non aveva esigenze pressanti di bilancio (sventolato più volte il “tesoretto”), ma poi dice che con la cessione di Quagliarella si è pagato l’acquisto di Cavani e i conti tornano sempre. Però prendi un ottimo giocatore cedendone un altro. Sul piano tecnico, i conti non tornano. Dà fastidio la cessione alla Juve. Il passato non insegna nulla. Alla Juve il Napoli cedette Zoff, Altafini e Ferrara pentendosene amaramente. Quagliarella esce di scena da gran signore: senza far polemiche. Voleva il Napoli, squadra del cuore, lui stabiese, ed è stato sbolognato dopo appena un anno. Avrebbe potuto lamentarsene. Non ha avuto una stagione facile, a parte gli infortuni. Non c’è stato feeling fra lui e Mazzarri (dicono che, negli ultimi tempi, neanche si parlassero più), non ce n’è stato fra lui e il gruppo dei sudamericani. C’è stato più di uno screzio col presidente. Queste incomprensioni, più che i problemi tattici del suo impiego contemporaneamente a quello di Cavani, Lavezzi e Hamsik, sono alla base della rottura del rapporto. In passato, il calcio ha registrato situazioni simili. Basta ricordare il destino di Baggio e Zola. Giocatori di assoluto talento, ma facevano ombra agli allenatori che, incapaci di gestirne le qualità, se ne disfacevano sostenendo che rappresentassero, per le loro peculiarità, un “problema tattico”. La stessa fandonia degli anni in cui, in nazionale, non potevano giocare insieme Mazzola e Rivera. Non dimenticando, a Napoli, la cessione di Sala che non si “prendeva” con Altafini. Il punto è questo. Se hai quattro giocatori di talento (Quagliarella, Cavani, Hamsik e Lavezzi) non puoi privartene di uno. Il patrimonio tecnico della squadra ci perde. E il Napoli è impegnato su tre fronti. L’abilità dell’allenatore è farli convivere in un progetto tattico. Ma, come dicevamo, sono state più le difficoltà di spogliatoio che non quelle del modulo di gioco a decidere la sorte di Quagliarella. Peccato, sarebbe stato interessante vedere all’opera il poker d’assi e come se la sarebbe cavata il tecnico. Ha deciso Mazzarri, come è legittimo per chi ha la responsabilità della guida tecnica della squadra e dovrà rispondere dei risultati. De Laurentiis gli ha dato carta bianca sino alla manfrina dell’acquisto di Lucarelli che oggi risulta “comprensibile” con la partenza di Quagliarella. La cessione del giocatore stabiese è stata decisa sin dal giorno in cui il Napoli si è assicurato Cavani. Da qui i giochetti per mettere Fabio sul mercato aprendo infine le porte alla Juventus. Ora Mazzarri ha la squadra che voleva. Risolto il “problema tattico” che gli poneva Quagliarella (giunto con Donadoni ed entrambi fuori dal club azzurro), fugate le “ombre” nello spogliatoio, campagna-acquisti in via di completamento su precise segnalazioni al presidente. Mazzarri comincia dalla prima giornata e non ha più la zavorra-Donadoni (le prime sette giornate del campionato scorso), in più ha ormai una conoscenza perfetta della squadra e dei singoli dopo la conduzione in tre quarti del torneo scorso. Ora è un uomo solo al comando e l’acquisto di Lucarelli è un altro segnale della sua “politica” di comando. Con queste premesse, dovrà portare il Napoli più su (più su del sesto posto), ma soprattutto farne una squadra dalla forte personalità, dal gioco convincente, competitiva ad alti livelli, con una fisionomia precisa. La squadra è con lui e ha iniziato la stagione in maniera brillante anche se, in campionato, non ci saranno formazioni come l’Elfsborg a spianare al strada. Che cosa farà la Juventus con Quagliarella è un problema di Delneri, ma guai se il Napoli dovrà pentirsi della cessione. Emotivamente la “piazza” azzurra è in subbuglio. Il vecchio cronista, con tutta la considerazione e l’affetto per Fabio, ha il dovere di ricordare che i giocatori passano (anche un carissimo ragazzo e un giocatore di qualità come Quagliarella) e il Napoli resta. Sarebbe un errore condizionare il tifo e l’amore per la squadra azzurra con una “opposizione” a dispetto per la cessione del campione stabiese. Mimmo Carratelli (dal Roma)

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