Galluppi avrebbe
censurato Caravaggio

Ancora una volta ad avvisarmi è l’efficientissimo Pedersoli. Uno che vorrei sempre con me in un giornale. “Sul Corriere del Mezzogiorno c’è un violento attacco di Galluppi al Te Diegum e all’incontro di sabato alla Fondazione Sudd”. Recupero l’articolo (lo abbiamo ripubblicato), lo leggo, poi prendo una lunga pausa (devo anche lavorare per il Riformista). […]

Ancora una volta ad avvisarmi è l’efficientissimo Pedersoli. Uno che vorrei sempre con me in un giornale. “Sul Corriere del Mezzogiorno c’è un violento attacco di Galluppi al Te Diegum e all’incontro di sabato alla Fondazione Sudd”. Recupero l’articolo (lo abbiamo ripubblicato), lo leggo, poi prendo una lunga pausa (devo anche lavorare per il Riformista). Mi ha sempre affascinato la capacità che ha Maradona di attirare su di sé l’ira di giornalisti e commentatori. Come se questo fosse il suo compito, stare alla gogna per consentire a ciascuno dei passanti di esercitarsi in dotti pistolotti sul comportamento che un uomo debba tenere nella vita. In fondo anche questo è fare del bene: si gonfiano il petto tenendo sermoncini e sono più contenti. L’hanno fatto, tra gli altri, Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera di domenica, e appunto Galluppi ieri sul Corrmezz. Il professore, bontà sua, definisce Maradona un uomo piccolo piccolo, un atleta dal comportamento mai irreprensibile, un tossicodipendente infantile e penoso, un padre degenere e irresponsabile nei confronti dei figli avuti fuori dal matrimonio, un evasore fiscale (qui consiglio al professore la lettura del libro L’oro del Pibe), un alcolista, un violento, un amico dei trafficanti. Insomma, il peggio che il mondo abbia mai visto.
E, con un sillogismo tutto suo, Galluppi giunge alla conclusione che Napoli – e quindi anche quelli che sabato si sono riuniti alla Fondazione Sudd – adora Diego perché “il suo disprezzo per le regole sportivi e civili (ha dimenticato il penale) coincide perfettamente con la vocazione all’eversione (sì, ha scritto proprio eversione) che alligna nei recessi – neppure tanto profondi – della propria anima”. Uanema bella.
E ancora: “E’ il continuo vagare ai limiti della realtà, tra il rifiuto dell’ordine (un ordine qualsiasi) e l’elusione sistematica dei problemi che l’assillano che fa di Napoli una città del futuro incerto”. Insomma, Vincenzo Maria Siniscalchi: colpevole; Claudio Botti: colpevole; Vittorio Dini: colpevole; Oscar Nicolaus: colpevole; Antonio Manzi: colpevole; Eleonora Puntillo: colpevole. E mi fermo qui.
Mi domando una cosa: con lo stesso metro di giudizio, Galluppi ci avrebbe reso orfani di Jim Morrison, Jimi Hendrix, James Dean, Marlon Brando, l’assassino Caravaggio, Arsenio Lupin e tanti altri? Il mondo disegnato da Galluppi sarebbe di una tristezza e di una mediocrità sconcertanti, magari farcito di quelli che a scuola alzavano sempre il dito e dicevano: “maestra, io lo so, io lo so”. Una sorta di Ahmadinejad del Vesuvio, pronto a bacchettare i costumi altrui e a censurarli in nome di un codice dell’omertà ovviamente approntato da lui. Non si chiede, il professor Galluppi, come mai del Mondiale sudafricano l’unico personaggio interessante sia questo modesto allenatore che veste male e vive peggio. E questo accade anche nella civile Stoccolma, non solo a Napoli.
Ovviamente, ma questo va da sé, nell’elencare in maniera soddisfatta i reati commessi da Maradona (una sorta di mattinale della questura), il professor Galluppi non prende minimamente in considerazione le pene che Diego ha scontato per quegli errori. Nel calcio come nella vita. Di questi tempi si sa che la pena è un marchio a vita, e non fateci ridere col valore rieducativo di cui parlava il Beccaria, per carità. Hai sbagliato e sei un reietto. Punto e basta. Per fortuna il mondo la pensa diversamente.
Infine, vorrei ricordare al professor Galluppi che quest’ansia di purezza è pericolosa. Ci si imbatte sempre in qualcuno più puro di te. Che – per carità, al solo scopo di farsi una risata – potrebbe ricordare di quel professore che dieci anni fa esatti, in piena campagna elettorale per le Regionali campane, scrisse un articolo di fondo, proprio sul Corriere del Mezzogiorno, così intitolato: “Cosa non si fa pur di entrare nel listino”. Quel professore moraleggiava sulla ricerca spasmodica in città di accaparrarsi uno degli undici posti per entrare nella squadra degli “eletti” di Bassolino. Salvo, pochi giorni dopo, accettare la proposta del futuro governatore e acquattarsi tra gli undici prescelti. O ricordo male?<em> </em>
<strong>Massimiliano Gallo</strong>

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