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Euro 2016 alla Francia
il San Paolo in attesa

“Oh che sorpresa ha vinto la Francia”. La voce di Lia Capizzi, conduttrice di Sky Sport 24, commenta così l’assegnazione del campionato europeo 2016. L’arrivo di Sarkò a Ginevra nel giorno dell’assegnazione era già in sé una risposta. Non si muove un presidente della Repubblica sapendo di rilasciare delle dichiarazioni da sconfitto. Lo fece Obama per le Olimpiadi del 2016 ma scappò subito dopo la presentazione della candidatura. Lì si trattava di salvare il salvabile vista l’ostilità crescente nei confronti degli Stati Uniti (vinse Rio de Janeiro)  e soprattutto un debito di riconoscenza verso la sua città: Chicago.
E ora? La sconfitta italiana nasce da lontano. La legge Crimi è ancora un progetto. Fu sbandierata come l’impulso necessario per la soluzione del deficit di impiantistica sportiva in Italia. Si è arenata di fronte alle possibili speculazioni edilizie sollevate. Vale a dire, la scusa è quella di costruire uno stadio, ma si aumenta la cubatura al punto tale da favorire solo i palazzinari. Risultato, il dispositivo è nei meandri del Parlamento e attende di essere licenziato. Come dire è tutto fermo. Come sempre.
E allora il san Paolo? Il Comune aveva destinato 150 milioni all’impianto di Fuorigrotta nella programmazione pluriennale. A questo punto lettera straccia. Alcuni interventi sono comunque indispensabili per rispettare le normative Uefa. Come la sostituzione dei sediolini  (schienale alto 30 centimetri contro gli attuali 26,5) o il potenziamento della videosorveglianza, il miglioramento della sala e della tribuna stampa, per finire all’installazione del tabellone luminoso che manca da Fuorigrotta da oltre 15 anni.
“C’è grande amarezza, avevamo investito tanto nel nuovo progetto del San Paolo – ha commentato l’assessore allo sport del Comune di Napoli Alfredo Ponticelli – Lo stadio dovrà essere all’altezza dell’Europa League. Faremo di tutto per ristrutturare almeno in parte il nostro impianto: abbiamo previsto lo smantellamento del terzo anello e del tetto di copertura: sarà sostituito da un impianto foto-voltaico. Ci sarà a breve un sopralluogo Uefa, dovremmo ottenere la deroga per quest’anno, poi è chiaro che provvederemo. Il progetto che avevamo presentato è rimandato finché non troveremo dei privati disposti ad investire. Mi auguro che la legge Crimi passi comunque e ci siano agevolazioni per i club che decidono di ristrutturare gli stadi”.
Il San Paolo, come del resto gli altri impianti italiani, sono un buco nero nei bilanci dei Comuni che, complici anche la mancanza di trasferimenti, non riescono più a gestire una coperta sempre più corta. Il futuro è quello intrapreso dalla Juve, che ha deciso di costruire un suo stadio, o da quei club che vogliono camminare sulle loro gambe e non su quelle pubbliche ormai sterili e asfittiche. Fin quando a Napoli come nel resto d’Italia non si capirà questo, allora saremo sempre destinati ad attendere una grande manifestazione che ci rilanci. E puntualmente saremo battuti. Da Ucraina-Polonia ieri come dalla Francia oggi.
Gianluca Agata

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