Avevo capito tutto ascoltando mio figlio, ma va bene così

Dio, quanto mi scoccia tornare a casa così. E sì che uno se lo sente addosso un pareggio, anche più di una sconfitta, a volte, e per quanto provi a non pensare che il viola non è esattamente il tuo colore preferito, neppure una lavata di testa con centrifuga riesce a farti assaporare come si […]

Dio, quanto mi scoccia tornare a casa così. E sì che uno se lo sente addosso un pareggio, anche più di una sconfitta, a volte, e per quanto provi a non pensare che il viola non è esattamente il tuo colore preferito, neppure una lavata di testa con centrifuga riesce a farti assaporare come si deve il passare dei secondi che mancano al momento in cui respirerai quell’aria. Poi c’è il barometro: mio figlio. Ché quando siamo usciti di casa e gli abbiamo chiesto il pronostico nella solita domanda “chi segna stasera?” ci ha gelati con il suo piccolo “nessuno”.
A nulla è valso l’intervento del Martire che, mentre io mi avviavo sconsolata verso l’ascensore, provava a tirargli di bocca quello striminzito “segna Cavani” a cui non hanno creduto neppure le pareti. Vabbuò, comunque andiamo al sodo. Migliore in campo Zuzù, almeno per me. Seguito a ruota da Gargano. Però, Mazzarruccio, amore mio, mi spieghi perché fai un turn over da paura mercoledì e io sposo la tua causa persino nelle virgole e poi mi lasci in campo un Hamsik che cammina con le mani a terra? Ecco, questo è l’unico interrogativo della serata.
Per il resto, mi va benissimo che le cose vadano così ad inizio campionato. Meglio ora che alla fine. Siamo solo alla quarta giornata, mi prendo il punto e me lo metto in mezzo al panino con fiordilatte e prosciutto che ho appena divorato. L’unica cosa che mi infastidisce, se devo dire la verità – a parte le voci da ciucciuettola di tutti quelli che sono più a digiuno di me di calcio e che comunque dovrebbero vincere l’oscar per l’incoerenza del pensiero che sento e vedo commentare in giro – è il pareggio a reti inviolate.
Cioè, a Verona non abbiamo segnato, stasera neppure, è una settimana intera che io non urlo e scalcio e mi butto addosso ai miei vicini e sudo per l’adrenalina e godo come una matta per quella rete che si gonfia e per tutto quello che succede attorno a me. Ecco, è questo che mi dà noia, ma noia assai. Perché se il corpo non esulta non puoi tirar fuori il meglio neppure dalla tua anima. Sì, mi sa che il compito di questa settimana sarà questo: nutrirmi, nutrire prima il corpo e poi il resto, giocare, fare un sorriso in più, essere bella, ché così pure le rughe si distendono. Insomma, concentro tutto su martedì. Sarò pure allo stadio, martedì. Martedì. Ma quando arriva martedì? Mi servirebbe il conto esatto dei secondi, ecco. E Forza Napoli. Sempre.

Ilaria Puglia

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