La Juventus è un disastro finanziario. L’olandese Exor di Elkann invece sta benissimo e sta mollando tutto ciò che è italiano

La Juve ha avuto bisogno di un miliardo in cinque anni e - nonostante la grancassa - ha ridotto le perdite solo grazie al Mondiale per club e a plusvalenze difficilmente ripetibili (ne servirebbero altre per 78 milioni)

Juventus Elkann

Stellantis' Chairman John Elkann (R) gestures as he speaks with Amazon's founder Jeff Bezos (unseen) on stage during the Italian Tech Week 2025, at OGR Officine Grandi Riparazioni, in Turin, northern Italy, on October 3, 2025. The Italian Tech Week, one of the most important tech conferences in Europe, brings together more than 15,000 people every year to discuss the latest developments in AI, space, climate, mobility, and health. MARCO BERTORELLO / AFP

Le voci dissonanti sono poche: la compagnia di giro politico-mediatica dominante si ostina a chiamare la Fiat “azienda italiana”. Niente di tutto ciò: la capogruppo Exor, nata nel 2007 dalla fusione delle vecchie casseforti di casa Agnelli, Ifi e Ifil, ha sede ad Amsterdam in piazza Gustav Mahler 25A. E, si badi bene, è lì dal 2016: ma nove anni sono forse un tempo troppo breve per afferrare il concetto.

In più, gli interessi di Exor si stanno da tempo allontanando dall’Italia: non è un caso che il settore media sia in dismissione, beninteso Stampa e Repubblica, perché non serve più indirizzare l’opinione pubblica di casa nostra né pressare i governi per ottenere i soliti favori. Invece The Economist, che ha respiro internazionale, è utilissimo alla bisogna. Del resto, Fiat è passata dai 138mila dipendenti di fine anni Settanta ai circa 28mila di inizio anno, e appartiene a Stellantis, controllato dalla triade Exor, Peugeot, Stato francese. Per la vendita di Iveco – il settore difesa a Leonardo ex Finmeccanica, il resto all’indiana Tata Motors – si aspetta solo la formalizzazione nei primi mesi del 2026, Magneti Marelli e Comau sono state vendute da tempo, Cnh sta riducendo la presenza produttiva in Italia, mentre Ferrari è un marchio di consolidata fama mondiale: i veri investimenti sono all’estero, da Philips a Louboutin, da Via a Welltech, da Casavo a Shang Xia, da Institut Merieux a Clarivate a Tag Energy. Exor si è fiondata su tecnologia, lusso, diagnostica, energie pulite, intelligenza artificiale, assistenza sanitaria: tutto ciò che va per la maggiore. Restano Nuo, nata nel 2021 in compartecipazione con la Wwicl di Hong Kong, che ha l’obiettivo di investire in piccole e medie aziende italiane, e Juventus.

Già, Juventus: un pozzo senza fondo per le casse di Exor. Oddìo, i 27,8 miliardi di euro di utili netti ottenuti dal 2019 al 2024 – in attesa dei dati del 2025 – sono appena scalfiti dalle ricapitalizzazioni bianconere dello stesso lasso di tempo: 998 milioni, 637,7 dei quali in carico a Exor. Però si sa che a certi livelli i guadagni non bastano mai: in più, sono tante le famiglie da sfamare, dagli Elkann agli Agnelli, dai Nasi ai Brandolini d’Adda, dai von Furstenberg ai Rattazzi, dai Campello ai Caracciolo ai De Pahlen, pensando solo ai rami e tralasciando i rametti.

Dopo le dimissioni forzate di Andrea Agnelli nel novembre 2022, la barra del timone è passata a John Elkann: nelle 12 stagioni dal 10-11 al 21-22, il cugino minore gli ha lasciato in dote nove scudetti consecutivi – un record – 5 coppe Italia, 5 supercoppe italiane e 732,6 milioni di perdite totali, 466,1 delle quali nell’ultimo biennio. La gestione Elkann si sta caratterizzando per una girandola di dirigenti e allenatori, storicamente sconosciuta da quelle parti: Scanavino, Calvo, Cherubini, Giuntoli, Pompilio, Comolli, Modesto e in panchina Allegri, Montero, Motta, Tudor, Brambilla, Spalletti. Con quali risultati? Deludenti quelli sportivi, con una misera coppa Italia, e, volendo considerare la media annua, persino peggiori quelli economici, con 381,1 milioni di perdite nel triennio. Ma il bilancio al 30 giugno 2025 si è chiuso con 58,15 milioni di rosso, in drastico calo rispetto ai 199,23 milioni dell’anno prima, suonano a festa i tanti campanari devoti alla Real Casa bianconera. Vero, ma cerchiamo di capire il perché senza restarne assordati, né assoldati: la differenza l’hanno fatta i 135 milioni in più di ricavi, saliti da 394,6 a 529,6 milioni. Ma – è bene chiarirlo subito – gran parte del miglioramento è frutto di eventi difficilmente ripetibili a breve.

Anzitutto, i proventi della gestione dei diritti dei calciatori, ossia plusvalenze e bonus, cresciuti da 34,17 a 109,72 milioni. Il mercato estivo ha già portato plusvalenze per 31 milioni, principalmente per le cessioni di Savona, Mbangula e Weah, perciò, per replicare il dato dell’ultimo bilancio, saranno necessari altri 78,72 milioni: non proprio bazzecole. E mancheranno sia i 27 milioni ottenuti dalla Fifa come premio del Mondiale per squadre che i 2,4 milioni della Supercoppa italiana. Al contrario, entreranno in cassa i soldi dei due sponsor Stellantis con Jeep e Visit Detroit, che hanno preso il posto di Save the Children: sì, perché nel bilancio ci sono ben 100 pagine di cosiddetta informazione sociale, nelle quali si dà ampio rilievo anche alla “collaborazione strategica con Save the Children, avviata nel 2018 per sostenere il benessere delle giovani generazioni e combattere le disuguaglianze educative”. Ma metterne il logo sulla divisa da gioco non porta soldi, per cui l’esperimento è durato un solo anno.

Fin qui i dati certi: il resto dipenderà anzitutto dai risultati. Riuscirà la squadra a migliorare i play off di Champions della scorsa edizione e recupererà posizioni in campionato, così da spingere i ricavi? Sul versante dei costi, è improbabile diminuire i 220,27 milioni di stipendi dei tesserati: anzi, i tre allenatori a libro paga – Motta, Tudor e Spalletti – e gli effetti del mercato estivo rendono verosimile un incremento. E poi pesano gli interessi passivi: 19,3 milioni lo scorso anno. Difficile ridurli, visto che, dal 30 giugno 2024 al 30 giugno 2025, sono cresciuti sia l’indebitamento finanziario netto, da 242,8 a 280,2 milioni, che il saldo tra debiti e crediti verso le società calcistiche per il mercato, da 37,5 a 52 milioni.

Se questo è il quadro di Exor, non stupiscono le cicliche voci di vendita: l’ultima offerta, recapitata pochi giorni fa dall’azionista di minoranza Tether, gruppo di criptovalute, è stata respinta: “Questione di cuore” si afferma da sempre in famiglia. Dunque, non resta che aspettare gli sviluppi. Perché, parafrasando Buffon, che quella casa ha frequentato per anni, lì hanno un conto corrente, preferibilmente cifrato, al posto del cuore.

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