Il direttore sportivo deve sapere di calcio, finanza, comunicazione, diritto: ormai vanno presi da Harvard (Times)

"Non è più il mestiere di una volta, che si esaurisce comprando e vendendo giocatori. E' probabilmente il ruolo più importante in qualsiasi club calcistico"

Mainoo, Manna, pedullà, Trevoh Chalobah, Miretti, Juanlu Sanchez, Mainoo timber magassa

Foto SscNapoli

Pensa essere Manna. O un qualunque direttore sportivo di un top club europeo. “Stiamo parlando di gente che sarebbe dovuta andare ad Harvard. Devono conoscere la finanza. Devono conoscere il diritto. Devono conoscere il marketing. Devono essere bravi comunicatori. E devono anche essere persone di calcio che capiscono il gioco, la psicologia dietro giocatori, allenatori e agenti”, dice al Times Stephane Ehrhart, esperto di transizione di carriera alla Uefa. I Manna sono chiamati “a comunicare verso l’alto, verso il proprietario; verso l’esterno, con i colleghi e il team che gestisci; e verso il basso, verso le persone che assumi e che gestisci quotidianamente. Questa è la competenza fondamentale”.

Insomma, no: non è più il mestiere di una volta, che si esaurisce comprando e vendendo giocatori. Il Times approfondisce il racconto di un ruolo spesso sottostimato. “Siamo avversari in campo, ma siamo insieme in sala riunioni o nel box dirigenziale e facciamo affari perché è necessario che tutti i club vivano in un ambiente sano. È diventato molto più complicato”.

Il ruolo del direttore sportivo è probabilmente il ruolo più importante in qualsiasi club calcistico – scrive il Times – È responsabile di milioni di euro di asset in campo e, spesso, anche delle performance finanziarie del club fuori dal campo. Tuttavia, le definizioni del ruolo variano da club a club e da paese a paese, con il compito che sta diventando sempre più complesso. In Francia, ci si aspetta che i direttori sportivi parlino prima e dopo la partita di argomenti che vanno dal calendario degli incontri agli standard arbitrali. In Inghilterra, sono figure di contorno, raramente sottoposte al vaglio del pubblico”.

“Il reclutamento dei giocatori è ovviamente fondamentale, ma i direttori sportivi devono anche reclutare in modo intelligente fuori dal campo: devono trovare un responsabile delle prestazioni, un responsabile dell’analisi dei dati o un direttore del settore giovanile, ad esempio. Ogni reparto è complesso e interagisce con la prima squadra, che tradizionalmente è di competenza dell’allenatore”.

“Non dovresti copiare. Ma puoi rubare pezzi, e poi applicarli alla tua strategia, al tuo club e alla tua organizzazione. Non esiste un modo univoco per fare questo lavoro, perché le sfide in ogni paese, continente, proprietà, obiettivo e strategia sono totalmente diverse”, dice un direttore sportivo al Times.  “Quando hai successo in un club per quattro, cinque o sei anni, ovviamente dirai: ‘Guarda, ero in questo club, ho comprato questo giocatore e poi l’ho venduto per una certa cifra, poi ho identificato questo talento ed era bravo. Poi ho messo in atto questa struttura, ha funzionato bene, bla, bla, bla’. Ma non puoi replicare tutto questo altrove. I club dicono: non ti reclutiamo solo perché hai fatto qualcosa di buono lì. Ti reclutiamo perché crediamo che tu possa adattarti a un nuovo contesto e produrre qualcosa che funzionerà altrettanto bene altrove’. I direttori sportivi devono essere camaleonti più di ogni altra cosa”.

Correlate