Lo Stato italiano non può espropriare la Ferrari? È patrimonio nazionale, Elkann l’ha ridotta all’irrilevanza

La Ferrari è un marchio di rilevanza sociale per l'Italia, mica è la Juve che può rovinare a piacimento. Se proprio ci tiene, cambi nome: mandi le "Elkann" a farsi sverniciare dalle Sauber

Giuntoli e Vasseur Ferrari

Citta’ del Messico (Messico) 20/10/2024 - gara F1 / foto Scuderia Ferrari Press Office/Image Sport nella foto: John Elkann-Frederic Vasseur

Aguzzate lo sguardo. Domenica prossima ad Abu Dhabi davanti ci saranno la Red Bull di Verstappen e le due indistinguibili McLaren di Piastri e Norris: ecco, appena lì in fondo, come spiaccicate monodimensionalmente su una quinta d’un teatro, se fate gli occhietti piccoli piccoli riuscirete a scorgere la Ferrari. Uno o due puntini minuscoli, impegnati a seguire la scia ormai evaporata di chi si sta giocando il Mondiale di Formula Uno centina di metri – e decine di secondi – più avanti. Perché questa è l’era della grande irrilevanza della Ferrari, altrimenti detta in termini geologici “Elkannzoico”.

È un lutto in piena fase d’assorbimento, l’elaborazione non è il nostro forte. Soffriamo, ma ci difendiamo benissimo saltando sul carro in corsa della Sinner-mania. Meno male che è arrivato il tennis a soppiantare le grandi eccellenze storiche dell’Italia: il calcio e i motori, un disfacimento in presa diretta. Ma resta la visione periferica, come un riflesso condizionato: che fa la Ferrari? E che vuoi che faccia. Perde. Nel frattempo si fa notare per le polemiche accessorie, qualche intemerata via radio col Muretto, o un battibecco tristissimo – a distanza – tra i due piloti superstar, Leclerc e Hamilton, e il presidentissimo John Elkann. “Parlino meno, e pensino a guidare meglio”. Avete presente? Il movimento social #ElkannOut è finito pure sull’Equipe.

Il nome, in questa faccenda molto sportiva ma enormemente economica, è tutto; e qui ce ne sono due: Ferrari e Elkann. Coincidono e coincideranno in futuro, a meno di non cominciare a ragionare – almeno provocatoriamente – sul danno d’immagine che il connubio genera da anni al “sistema Italia”, un concetto tanto impalpabile quando abusato dalla politica quando vuole ciarlare dei massimi sistemi finanziari. Perché la Ferrari non è la Juventus – una società privata che Elkann può rovinare a piacimento (anzi, faccia pure con profitto, non ci opporremo) scontentando i suoi tifosi e azionisti. La Ferrari è anche un patrimonio nazionale, novecentescamente inteso. Ha una sovrastruttura mondiale che funziona a vari livelli che con la gestione Exor – la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla il Cavallino (e anche la Juve) – è ormai disfunzionale.

Se i tornei di Sinner sono per legge “evento di particolare rilevanza” e sono ora anche nel nuovo elenco del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Formula Uno lo è sempre stata per prassi (nell’elenco ufficiale ci sono solo i Gran Premi italiani, ma c’entra poco). È fenomenologia basic. Basta sfogliare i giornali stranieri di quest’ultimo anno per farsene un’idea: un disastro percepito di cui non si fanno una ragione. La Ferrari sta facendo la fine della Sambenedettese, con tutto il rispetto per la mitica Samb.

Visto che Piero Ferrari e la Exor hanno ormai blindato il controllo della Ferrari, che intervenga lo Stato: espropri l’azienda per motivi di pubblico interesse. Una bella dichiarazione di pubblica utilità e via. O magari la commissari: una procedura di amministrazione straordinaria per l’evidente stato di crisi sportiva in cui versa. Se non possiamo salvare Hamilton e Leclerc che almeno siano salvaguardati gli interessi del Paese. D0v’è la grande retorica dell’identitarismo quando serve?

Oppure, se proprio ci tiene a baloccarsi con la Formula 1, Elkann si metta in proprio: si faccia una scuderia a nome suo e non a spese del marchio storico. Ci mandi due “Elkann” a metà griglia, a fare a sportellate con le Sauber (ci sono ancora le Sauber? Sì, ora si chiamano Stake F1 Team Kick), a farsi sverniciare dalle Haas, a farsi spernacchiare dalle Aston Martin. Al posto di Frédéric Vasseur potrebbe metterci Thiago Motta. Liberissimo. Affari suoi.

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