Boniek: «Il calcio è cambiato come ogni cosa, io a Villar Perosa giocavo a scopone con Zoff, Furino, Tardelli e Rossi»
Al CorSera: «La Juventus è senza campioni. Quando vinse uno scudetto, Andrea Agnelli parlò in campo ai tifosi davanti a tre microfoni, l’avvocato si sarà rigirato nella tomba».

Mg Bologna 19/06/2019 - Europeo Under 21 Italia 2019 / Italia-Polonia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Zbigniew Boniek
L’ex calciatore della Juventus Zibì Boniek ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera sul suo passato da giocatore e la sua passione per il tennis.
L’intervista a Boniek
Ha nostalgia di quel calcio?
«Il calcio è cambiato come tutto il resto, la tecnologia, il modo di essere. Con i social media ognuno si crea il proprio mondo. Tutto passa più velocemente. Se deve dire il film della sua vita, non le verrà in mente uno degli ultimi dieci anni. Nel calcio c’è gente che riesce a elencare gli undici titolari di una squadra del passato: lo chieda a un tifoso di oggi. Non lo sa».
Come fu il suo arrivo a Torino?
«Venivo dalla Polonia dove ero già un calciatore affermato, ma la Juve era una delle più forti squadre del mondo».
Dicono che lei sia contrario alla Var…
«La Polonia fu il primo paese ad adottarla, ma non ne sono entusiasta. Non puoi rinunciare a quello che gli occhi di un arbitro possono vedere. Non cessano le polemiche, oggi sono diverse, si litiga sui centimetri».
In Italia c’era il campionato più bello del mondo. E poi?
Boniek: «Una volta era una religione, tutti in campo la domenica alle 3 del pomeriggio, gli stadi pieni. Nelle infrastrutture non siete andati avanti come altrove. In Polonia noi giocavamo su campi di patate».
La Juve ha lo stadio nuovo ma si è “normalizzata”…
«Era piena di campioni veri che hanno fatto la storia del calcio, Vialli, Baggio. Ora vedo buoni giocatori. La nostra Juve era diversa, Boniperti chiamava mia moglie: tutto bene, signora? Dica a suo marito che deve tagliarsi i capelli. Oggi è come le altre squadre. Una volta qualsiasi società che voleva vendere un giocatore chiamava la Juve. Quando vinse uno scudetto, Andrea Agnelli scese in campo e parlò ai tifosi davanti a tre microfoni, l’avvocato si sarà rigirato nella tomba. Non è un gesto sbagliato in sé, solo che lo fanno tutti. Ma non voglio parlare male di nessuno».
La sua amicizia con Platini?
«Eravamo solo due stranieri, totalmente diversi. Io parlicchiavo francese, le nostre mogli diventarono amiche. Michel ha subito un’ingiustizia alla Uefa, travolto dallo scandalo, lui è una persona onesta, brava, buona».
Le piace Gattuso, con quegli occhi pieni di vita e di rabbia antica?
«Sono un suo grande estimatore. Mi piacciono le persone vere, è uno normale che dice quello che pensa, ogni tanto sbaglia e dice sono fatto così. Non finge, non recita un personaggio».
I giocatori oggi sono ricchi e viziati: un tempo era diverso?
Boniek: «Intanto non esisteva la playstation. Io a Villar Perosa giocavo a scopone con Zoff, Furino, Tardelli e Paolo Rossi. Vivevamo insieme. Questi hanno le cuffie in testa e si isolano. Ma non li rimprovero».
Sinner e Alcaraz?
«Sinner è un uomo bionico, una macchina da guerra, sai che alla fine vince lui. Alcaraz fa numeri incredibili, poi ogni tanto sbaglia. Nadal ha detto una cosa giusta: non avrebbe vinto con loro due perché lui si preparava il colpo vincente, con questi non puoi, non hai tempo perché ti scagliano un armadio addosso».
Lei gioca a tennis?
«Ora a padel. Mi vogliono battere tutti ma non ci riescono».











