Pellegrini e Giunta: «Per farlo cedere, ho puntato sull’alcol». Lui: «Per tenere segreta la relazione, mi nascondevo nel bagagliaio»
Intervista ad Aldo Cazzullo per il Corsera. «Il cane capì per primo che ero incinta, mi seguiva ovunque, pensavamo che non stesse bene invece voleva proteggermi»

Mg Milano 06/03/2023 - photocall trasmissione Tv ‘Pechino Express - La Via delle Indie’ / foto Matteo Gribaudi/Image nella foto: Federica Pellegrini-Matteo Giunta
Pellegrini e Giunta: «Per farlo cedere, ho puntato sull’alcol». Lui: «Per tenere segreta la relazione, mi nascondevo nel bagagliaio»
Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera porta avanti una doppia intervista a Federica Pellegrini e Matteo Giunta, coppia in vasca e nella vita dal momento che Matteo è stato allenatore e coach della Divina.
Federica Pellegrini comincia col raccontare come ha sedotto Matteo ad una festa di Halloween: «Io sono veneta, figlia di un barman, lui è di Pesaro… Sapevo che la sua base alcolica non era proprio così solida come la mia, quindi ho puntato su quello… (La Pellegrini sorride)».
E Matteo precisa: «Per mantenere la nostra storia riservata mi nascondevo nel bagagliaio. Per fortuna la macchina era grande, ma io sono alto un metro e 94; così mi è venuta la sciatica».
Si parla anche dei momenti fondamentali della carriere della Fede, ma la sfida più difficile è stata Matilde, la loro bambina. È stato uno dei loro cani Rocky a capire per primo che era incinta: la seguiva ovunque.
Federica: «Sì, lui mi segue sempre, però era particolarmente ossessionato da me in quei giorni. Dissi a Matteo che dovevamo portarlo dal veterinario perché c’era qualcosa che non andava bene. Invece c’era qualcosa che andava bene. E Rocky voleva proteggermi».
Com’è la gravidanza? Com’è, per un’atleta, il corpo che cambia?
F. «Il corpo che cambia è difficile da accettare. All’inizio ti guardano come a dire “come è grassa!”, prima ancora di capire che è la pancia della gravidanza. Poi, quando la pancia è esplosa, per me è stato il momento più bello in assoluto».
M. «Poi c’è anche la gravidanza maschile. Fede mi diceva: se ingrasso io, devi ingrassare pure tu. Quando andavamo a cena fuori ordinava di più, e poi non mangiava nulla. Così ho preso quei tre, quattro chili che non ho più perso».
Il parto è stato difficile.
F. «A un certo punto si è perso il battito della bambina. E il chirurgo ci ha detto: non ha senso aspettare, andiamo in sala operatoria. Sono stati due giorni veramente “interessanti”. Ti prepari a tutto, perché abbiamo fatto il corso preparto insieme; però che accada tutto, e tutto insieme, non lo pensi mai. Avevamo al fianco un super team, per fortuna. La nostra preoccupazione era solo ed esclusivamente legata alla bambina».
M. «È sicuramente la più bella gioia che uno possa vivere. Però dietro ci sono tante situazioni non facili da gestire, a cui non si è pronti. Superarle non è semplice. Bisogna essere proprio molto uniti. Una volta si diceva, sbagliando, “cerchiamo di avere un figlio per salvare il rapporto di coppia”. In realtà il figlio, spesso e volentieri, esaspera le criticità di una coppia».
I primi due mesi dopo il parto sono stati difficili, nel libro Federica parla di “baby blues”.
F. «Sono stata vicina alla depressione. Credo sia iniziato tutto da un parto così complicato: quando ho preso la bambina in braccio ero già stanchissima. È stato un accumulo di stanchezza. Quindi i primi due mesi sono stati molto difficili. La prima notte in ospedale, guardando mia mamma, mi sono messa a piangere. Non so perché stessi piangendo, e questa cosa si è protratta nel tempo: sempre la sera, sempre a un certo orario, con accensioni che non capivo neanche da dove venissero. A un certo punto scoppiavo in un pianto dirotto, e non sapevo perché. Poi abbiamo scoperto che era questo “baby blues”, che per fortuna non è mai sfociato in una depressione post partum, ma è appena un gradino sotto. Anche gestire questa cosa non è stato facile. Per fortuna non ho vissuto uno degli effetti della depressione: il rifiuto di mia figlia. Anzi, allattare mi faceva stare meglio; anche se aggiungeva altra fatica. E poi Matilde nei primi due mesi non ha mai avuto sonno».











