Stefania Sandrelli: «Pasolini giocava a pallone col mio ex, io facevo la speaker. A Gino Paoli spaccai lo stereo»

Al Corsera: «Con mio marito Giovanni e Marcello Lippi andiamo al caffè Galliano, tutti e tre siamo golosi dei loro budini di riso. Loro parlano della Juve»

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Valerio Cappelli sulle pagine del Corriere della Sera intervista oggi Stefania Sandrelli che ha raccontato dei suoi amori e dei suoi flirt

Stefania, l’hai conosciuto Pasolini?

«Eccome. Quando a 18 anni ebbi Amanda, mia madre affittò un appartamentino all’Eur, ed eravamo vicini di casa con Pier Paolo, che abitava con la madre in via Eufrate. Lontano dal centro, potevo avere più privacy. C’era il laghetto, il verde, l’ideale per un bambino piccolo. Con Pasolini prendevo il gelato. Avevo fatto Germi ma non ero ancora così nota, lui era già il grande poeta».

Di cosa parlavate?

«Di quello che facevamo. Una volta Amanda, che avrà avuto dieci anni, era sulle sue ginocchia, tutte sbucciate perché lei, come me, è sempre stata esuberante. Pasolini le disse: le hai sbucciate perché preghi troppo sul pavimento? Giocava a pallone col mio ex marito, Nicky Pende, io facevo la speaker».

È vero che un giorno hai ribaltato casa a Gino Paoli?

«Eh, gli spaccai un bel po’ di cose, scegliendo con cura quelle che amava di più, a cominciare dallo stereo. Mi accorsi che nell’armadio, mentre in quei giorni ero in clinica da mia madre, c’erano vestiti da donna non miei. Chiesi: di chi sono? Tuoi, rispose Gino. Urlai: io li conosco i miei vestiti! Nella baruffa, mentre rompevo una cosa scoprivo un’altra roba non mia».

Con Giovanni stai insieme da una vita.

«L’ho incontrato nei primi Anni ‘80. Ha qualche acciacco, lo stesso che ha avuto Marcello Lippi, l’ex allenatore della Juventus, viareggino come me. Viareggio è un paesone, ci conosciamo tutti. Andiamo al caffè Galliano, con la vista sul mare, tutti e tre siamo golosi dei loro budini di riso. Quando ci vediamo, Marcello e Giovanni parlano della Juve, una passione che a Giovanni perdono solo perché suo papà, Mario Soldati, lo scrittore, era vicino ai bianconeri»

Robert De Niro?

«Giravamo Novecento nella pianura padana. Era poco prima dell’alba, di fuori ancora buio. In auto, seduto dietro, c’è un attore del cast, mi disse l’autista. Muto tutto il tempo. Era Robert De Niro. Io non lo conoscevo. Mi voltai e di getto dissi, Oh Madonna, come sei carino. Lui si tirò indietro, ma un po’ c’era e un po’ ci faceva. Andammo sul set e cominciarono i nostri rapporti, prevalentemente cinematografici»

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