Due indizi non fanno ancora una prova (manca il terzo): due sconfitte del Napoli alla vigilia di Champions
Conte non ha schierato Hojlund e McTominay come fece a Milano per Olivera e Spinazzola. C'è un occhio più attento all'Europa.

Napoli's Italian Head coach Antonio Conte gestures during the Italian Serie A football match between SSC Napoli and Pisa SC at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples on September 22 2025. (Photo by CARLO HERMANN / AFP)
Le due sconfitte in campionato del Napoli (tre in tutto in stagione, aggiungendo quella col City all’Etihad ndr) sono entrambe arrivate prima della Champions League. A Milano per 2-1 contro il Milan di Allegri che neanche aveva fatto questa gran partita e a Torino ieri pomeriggio contro Baroni, contro cui Conte non vince dal 2009 (era un autunnale Siena-Atalanta). Questi sono due dati di fatto. Questione infortuni: a Milano Conte aveva perso Olivera e Spinazzola per affaticamento, aveva risparmiato Beukema perché non aveva altri centrali – erano fuori già Rrahmani e Buongiorno – e non aveva intenzione di giocare contro lo Sporting con una difesa inventata, poiché Marianucci non è in lista Champions. Di fatto contro i portoghesi ha vinto e contro il Milan ha perso, in buona parte per quei primi 5′ horror di Marianucci stesso, lanciato in campo ad esordire a San Siro.
Una dinamica simile l’abbiamo vista ieri sera, pur non conoscendo ancora il risultato della partita contro il Psv che si giocherà martedì. Hojlund affaticato non va neanche in panchina (davvero non poteva giocare neanche 15 minuti? ndr), McTominay ha preso un colpo alla caviglia non si sa bene quando e si è preferito tenerlo fuori. A naso diremmo che entrambi saranno titolari in Olanda tra 48 ore. Sulle scelte dei rimpiazzi, sul mercato, sugli infortuni stessi e pure sui cambi ci asteniamo dal commentare per adesso. È vero che due sconfitte in campionato su sette partite sono tante ma – per dire – ne ha perse 2 anche l’Inter nonostante sia più forte e più strutturata e ora stia crescendo anche sul campo.
Conte ha detto: «Io non forzo nessuno»
Ciò che oggi pare incontrovertibile è che ci sia una maggiore attenzione verso la Champions League che verso il campionato. Come se la partita di Torino (e addirittura quella di Milano) in qualche maniera fosse sacrificabile, o comunque si potesse sempre recuperare. In realtà quello di ieri è parso il classico incontro di cui rimpiangi il risultato a fine stagione coi conti tra le mani. Quella del “con quei tre punti la classifica sarebbe stata diversa”. Ovviamente è un parlare prematuro. Però fa specie notare come il linguaggio di quest’anno del Napoli di Conte faccia funzionare l’equazione del preservare come escludere. Spinazzola ha avuto un affaticamento prima di Milano, poi ha giocato 90 minuti con lo Sporting e contro il Genoa 40 nel secondo tempo tre giorni dopo. Poi due spezzoni in Nazionale e ieri 90 minuti. A Milano – ripetiamo – era in tribuna. Lo stesso immaginiamo valga per Hojlund, anche se va detto che il danese non giocava da molto e improvvisamente la Danimarca si è ricordata di lui. Ha giocato quasi tutte e due le partite della sosta per intero.
Conte ha detto «io non forzo nessuno» ma l’impressione è che sotteso a questo schema di rischio preventivo ci sia anche un occhio all’Europa un po’ più attento. Siamo abbastanza sicuri che se l’affaticamento Hojlund e McTominay l’avessero avuto prima del Psv avrebbero giocato lo stesso. Magari non 90 minuti. Magari non ce lo avrebbero neanche comunicato, a meno di infortuni poi incorsi nel caso durante la partita. Col Torino invece era meglio riposassero perché Torino-Napoli è più sacrificabile di Psv-Napoli. E infatti il Napoli ha perso, credendo di poter essere lo stesso senza Rrahmani, Buongiorno (un altro che col Psv giocherà ndr), Politano, Lobotka, Hojlund, McTominay.